Salvaguardare le lingue minoritarie attraverso il confronto, l’integrazione, l’inclusione e la diversità


Salvaguardare le lingue minoritarie è fondamentale per preservare la diversità storico-culturale e il patrimonio linguistico di una comunità attraverso un percorso mirato di integrazione ed inclusione, nell’ottica europea del potenziamento delle plurali identità e specificità.
Una delegazione composita della Polisportiva Pro Loco Civita, beneficiaria del progetto “Inclusione, diversità, benessere nei paesi di minoranza linguistica arbëreshë” (codice progetto:2024-1-IT02-KA122-ADU-000230579) ha trascorso una settimana a Siviglia, ospite di Barrio de Oportunidades per avviare un confronto e acquisire buone pratiche sulla trasmissione intergenerazionale delle lingue minoritarie nelle diverse parti del mondo. L’incontro si è rivelato particolarmente significativo in quanto propedeutico alla TCA, promossa dall’Agenzia Nazionale Indire, organizzata per il prossimo mese di giugno nelle zone calabresi interessate.
La lingua arbëreshë ha una storia affascinante, che affonda le sue radici nella migrazione degli albanesi in Italia nel XV secolo. Il popolo arbëreshë fuggì dall'invasione ottomana dei Balcani e si stabilì nell'Italia meridionale, portando con sé il dialetto albanese tosco. Nel corso dei secoli, la lingua si è evoluta a contatto con i dialetti italiani e locali, ma ha conservato molte caratteristiche originali. Nonostante sia classificata come lingua a rischio di estinzione dall'Unesco, l'arbëreshë è ancora parlato in diverse regioni italiane, tra cui Calabria, Sicilia, Basilicata, Molise, Puglia, Campania e Abruzzo. Anche in Calabria le comunità di Civita e Frascineto hanno preservato la propria identità linguistica e culturale attraverso la lingua scritta, le tradizioni orali, pratiche religiose e canti e feste locali. Tuttavia, le sfide dovute all'assimilazione e al predominio dell'italiano ne minano la sopravvivenza: benché tutelata giuridicamente ai sensi della Legge 482/1999 che ne sostiene la conservazione culturale e linguistica, iniziative di associazioni o di singoli tentano di preservarne la lingua, l'identità e il patrimonio storico- culturale, garantendo alle giovani generazioni continui percorsi di confronto con le proprie radici linguistiche e storiche. In particolare, gli autorevoli interventi di Caterina Adduci, consigliere delegato alle politiche culturali e alla minoranza linguistica del comune di Frascineto, orientati sui processi osmotici legati al trasferimento generazionale e di Flavia D’Agostino, responsabile dello sportello linguistico di Civita, già autrice di ben 4 vocabolari e promotrice di diversi corsi di arbëreshë, sono state identificate come buone pratiche per i richiami ad iniziative reali perseguite dalle stesse che raccordano usi, costumi, tradizioni legate ad un uso della lingua, non più relegato ai soli contesti informali familiari, ma che, sostenuti da un cambio di prospettiva, promosso da una politica europea più che mai attiva, rivendicano con orgoglio la peculiarità della lingua arbëreshë.
Nel corso della mobilità Lucia Carbone ha presentato le Lingue minoritarie spagnole operando precisi riferimenti alla politica di tutela presente nella Costituzione e agli statuti regionali per il Catalano parlato in Catalogna, nelle Isole Baleari e a Valencia dove è chiamato valenciano, il Galiziano parlato prevalentemente nell’omonima regione, il Basco usato oltre che nella regione di provenienza anche in alcune parti della Navarra, l’Aranese-occitano diffuso nella Val d'Aran, l’Asturleonese che include l'asturiano e il leonese, parlato, oltre che nelle Asturie, anche in alcune parti di Castiglia e León, sebbene non ufficialmente riconosciuto e l’Aragonese in uso nei Pirenei. C’è da sottolineare la diversità normativa con la legislazione italiana, considerato che la Costituzione Spagnola ha indicato in un apposito articolo la co-ufficialità della lingua spagnola e della lingua Catalana, mentre in Italia opera la sopracitata legge 482 che individua strategie e strumenti di intervento, ma che attualmente dovrebbe essere rivisitata alla luce delle norme europee in materia.
Ricardo Mogica De La Cruz ha fornito un ampio quadro delle lingue minoritarie presenti nell’America latina. Il Messico, infatti, ospita una ricca diversità linguistica, con 68 lingue nazionali ufficialmente riconosciute, tra cui 63 lingue indigene. Alcune delle lingue minoritarie più parlate includono il Nahuatl, la lingua degli Aztechi, parlata ancora da circa 1,7 milioni di persone, le Lingue Maya di cui esistono diverse varianti, tra cui il Maya Yucateco, parlato nella penisola dello Yucatán, lo Zapoteco e il Mixteco di Oaxaca l’Otomi, diffuso nel Messico centrale ed il Purépecha parlato nel Michoacán. Il Messico ha adottato misure per proteggere il proprio patrimonio linguistico, tra cui la Legge sui Diritti Linguistici (2003) che garantisce alle lingue indigene lo stesso status giuridico dello spagnolo. Tuttavia, molte di queste lingue rimangono a rischio di estinzione, con le giovani generazioni che usano prevalentemente lo spagnolo. L'UNESCO ha sottolineato l'importanza dell'educazione bilingue per garantire che le lingue indigene rimangano in uso accanto allo spagnolo. Anche l’innovazione digitale gioca un ruolo importante nella preservazione della lingua con app, dizionari online e campagne sui social media che aiutano i parlanti indigeni a connettersi e condividere le loro lingue.
Particolarmente interessante si è rivelato l’intervento di Pierluigi Porta “Preservare una lingua attraverso l'arte” che ha richiamato modelli di letteratura e poesia, teatro, arti tradizionali e visive e si è soffermato su progetti di digitalizzazione accademici che garantiscono la conservazione e la diffusione di dialetti e lingue minoritarie.
Erano presenti, inoltre, le due Ambasciatrici Epale regionali della Calabria Savina Moniaci e Antonietta Fazio. La prima ha presentato una ricerca condotta dagli studenti del Malafarina di Soverato “Lenguas minoritarias en Italia: Enfoque en Calabria y la Cultura Arbëresh” con precisi richiami alla storia, geografia, religione, riti, costumi, festività, espressioni artistiche e culinarie, laddove l’Ambasciatrice Fazio ha offerto agli astanti un’ampia prospettiva delle opportunità offerte dal Programma Erasmus+ e dalla piattaforma Epale.
E proprio nell’ottica delle opportunità future che i partecipanti sono stati coinvolti, nella giornata finale, in una serie di workshop che si sono rivelati una fucina di idee per il futuro di un’associazione il cui entrepreneurial mindset è sfociato in una sorta di quattro ecosistemi culturali che hanno visto promuovere la costituzione della AlBand: una orchestra itinerante tra i paesi arbëreshë italiani e quelli del Kosovo, Macedonia e Albania; la realizzazione delle Panchine Parlanti, i cui codici QR offrirebbero resoconti dettagliati sulla cultura arbëreshë; Le Fiabe, una sorta di audio libri digitali su canzoni e detti arbëreshë ed Arbëreshë in pillole, ovvero la realizzazione di brevi video su TikTok su cucina, lingua, costumi con un preciso richiamo alla Gjitonia, l'unità urbanistico-sociale delle comunità albanesi, il luogo fisico in cui si sviluppavano e continuano a svilupparsi relazioni, favorendo il passaggio di consegne tra le generazioni.
In un contesto particolare quale è quello del Sud Italia, gli sforzi di Associazioni come la Polisportiva di Civita rivestono un ruolo determinante affinché, come cita Antonluca De Salvo, presidente dell’Associazione, non ci si trovi ad essere considerati come una “minoranza nella minoranza”.
Si auspica un seguito concreto, in particolare, per le idee progettuali esposte che individuano punti mirati per la salvaguardia di una Comunità e rappresentano un filo conduttore del benessere sociale e civile del territorio.

Minoririty Languages
@antonietta FAZIO