Traduzione di Alessandra Ceccherelli - EPALE Italia

E' opinione diffusa che “la qualità della nostra vita dipende molto dalla qualità di come comunichiamo”. Sei d'accordo?

Alcune persone parlano ad alta voce, altre in silenzio, altre sono molto rumorose e altre quiete. Alcuni di noi avviano le discussioni, altri aspettano che altri inizino. Alcuni di noi sono molto concreti quando parlano, altri parlano e parlano e parlano. Alcuni sono emotivi, altri mantengono la "faccia da poker". Alcuni usano generalizzazioni, altri scelgono le parole con molta attenzione.

Parliamo "lingue diverse" a seconda della situazione, del nostro umore e dell'azienda. Ma ancora abbiamo tutti la nostra modalità di comunicazione prevalente, di cui spesso non siamo consapevoli.

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È bene nominare ed essere consapevoli della "nostra lingua". Forse le due classificazioni che seguono potrebbero essere d'aiuto.

1. David Kantor, noto terapeuta familiare e consulente dei sistemi organizzativi (l'autore del libro Reading the room), ha sviluppato la teoria dei domini della comunicazione. Comprendere queste regole può aiutare le persone a osservare i propri comportamenti e anche le azioni delle loro famiglie/team. Kantor riconosce tre domini o linguaggi di comunicazione principali: affetto (emozioni), potere e significato. Il linguaggio dell'affetto riguarda molto i sentimenti e la connessione tra gli individui. Il dominio del significato riguarda la spiegazione e le modalità di comprensione. Il linguaggio del potere significa il desiderio di portare a termine le cose. In altre parole:

• Chi sta usando il linguaggio del potere è interessato a quello che faremo.
• Chi sta usando il linguaggio dei significati è interessato alle idee e ai valori dietro ciò che sta accadendo.
• Chi sta usando il linguaggio delle emozioni è preoccupato per i sentimenti delle persone coinvolte e le relazioni tra loro.

2. Sarah Rozenthuler, consulente dialogica e coach, nel suo libro "Conversazioni che cambiano la vita" scrive di quattro lingue di conversazione: il linguaggio della testa, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani e il linguaggio dell'orizzonte. Sarah è stata ispirata dalla psicologia junghiana per articolare questi linguaggi di comunicazione.

• Linguaggio della testa significa connettersi con gli altri condividendo i nostri pensieri e opinioni, trovando un significato in ciò che viene detto, mettendo insieme idee diverse, comprendendo le questioni chiave.
• Linguaggio del cuore significa esprimere i nostri sentimenti, fornire un senso di calore, essere disposti ad aprirsi e mostrare cura per gli altri.
• Linguaggio delle mani è connettersi con gli altri attraverso il fornire suggerimenti pratici, curare i dettagli, focalizzare ciò che verrà fatto, considerare l'“adesso”.
• Linguaggio dell'orizzonte significa: usare la nostra immaginazione, guardare il quadro più ampio, considerare le possibilità future, notare i modelli.

La maggior parte di noi ha un dominio di comunicazione prevalente utilizzato in situazioni diverse. Ciò crea anche inclinazioni per le azioni intraprese (come nel caso in cui iniziassimo un'azione oppure ci opponessimo).

Tutti possiamo esplorare quali lingue parliamo, come comunichiamo. E scoprire come comunicano le altre persone. Ci aiuterà molto a capire meglio noi stessi e gli altri, osservare i modelli di comportamento. Espandere la capacità di connettersi con gli altri abilita risultati potenti nelle riunioni, nei colloqui. Se ad es. qualcuno parla il linguaggio del potere e l'altro il linguaggio delle emozioni, è difficile per entrambi trovare la stessa comprensione, approfondire il problema e risolverlo. Le loro “energie” di comunicazione sono troppo diverse.

La soluzione è trovare/identificare le preferenze nella comunicazione ed essere in grado di adattarsi agli altri quando è necessario, costruendo il ponte per la comprensione comune.