#lascuolanonsiferma. Parte la didattica a distanza nella Casa Circondariale di Siracusa


Come è noto, in seguito alle disposizioni per il contenimento del Covid-19 in carcere, tutte le attività dentro le mura con operatori esterni, inclusi i percorsi di formazione e istruzione, sono state sospese, amplificando l’isolamento di cui soffrono abitualmente i detenuti e riportando indietro di molti anni il carcere, quando si configurava come luogo chiuso e isolato dalla società. Il 12 marzo, una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria autorizzava il proseguimento dei corsi di istruzione in carcere mediante le moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione. A tutti è sembrata una rivoluzione copernicana, e forse per certi aspetti lo è, tanto che alcuni Istituti Penitenziari hanno faticato (e faticano ancor oggi) a darne attuazione. È datata 7 aprile la lettera del garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, indirizzata ai ministri Istruzione, Università, e Giustizia per lamentare come questa situazione di stallo comporti la lesione del diritto allo studio in carcere, volano di riscatto e reintegrazione sociale.

Docenti e studenti interagiranno con il supporto della LIM (lavagna multimediale) e le piattaforme Go to meeting e Meet, rispettivamente per l’alberghiero e il Cpia.
“Abbiamo già provato il collegamento – ci informa con entusiasmo la dott.ssa Cataldi, capoarea trattamentale– e funziona perfettamente, grazie al supporto della rete Linkem, che tra l’altro ha consentito a titolo gratuito la prosecuzione in remoto dei colloqui dei detenuti con le famiglie".
Le lezioni, ognuna della durata di 30 minuti, si svolgeranno sia al mattino che al pomeriggio, per permettere la partecipazione a tutte le classi. Tratteranno, in entrambe le modalità sincrona/asincrona, gli argomenti che gli studenti hanno già approfondito attraverso le schede e gli appunti che i docenti avevano avuto cura di fornire durante il periodo di chiusura totale della scuola.
Come tutte le crisi, anche questa creata dal coronavirus è diventata l’occasione per sperimentare altre modalità di comunicazione, relazione e apprendimento, rese possibili dalla preziosa sinergia tra istituzione penitenziaria e istituzione scolastica, in un momento in cui la scuola tutta è messa alla prova della didattica a distanza e nei documenti ufficiali del MIUR poco si parla della scuola in carcere.
Una collaborazione necessaria se si pensa alla funzione rieducativa sancita dall’art. 27 della Costituzione; rieducazione che non può non passare attraverso la cultura e il potere trasformativo che questa ha su ogni persona.
Per gli studenti ristretti la FAD è anche l’occasione per cercare di colmare il gap del digitale. Hanno cominciato a sperimentare le videochiamate con i famigliari; per alcuni di loro si è trattato del primo “appuntamento” con lo smartphone.
Ultima cosa, ma non meno importante: docenti e studenti potranno incontrarsi, virtualmente è vero, e ciò sarà sufficiente a mantenere la relazione, a sentire la presenza di un’istituzione, la scuola, che dietro le sbarre insiste nel sopravvivere come meglio sa fare, per colmare il senso di vuoto e assenza che pervade spazi, celle, corridoi e persone.
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Wilma Greco
Ambasciatrice Epale Sicilia
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