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Intervista a Yaël Benayoun, consulente e ricercatrice indipendente in sociologia, esperta di inclusione digitale

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[1145 mots]

Intervista a Yaël Benayoun, consulente e ricercatrice indipendente in sociologia, esperta di inclusione digitale

EPALE Francia: Quali sono gli elementi più significativi del suo percorso?

Yaël Benayoun: Non ho affatto un background digitale, ma provengo da settore della ricerca in filosofia politica. Potrebbe sorprendere. Eppure, la mia pregressa esperienza va a strutturare il mio modo di affrontare le questioni digitali. La filosofia politica è una branca della filosofia che studia la società e, più in particolare, i fondamenti del potere politico: da dove deriva la legittimità a governare, cos'è un sistema politico giusto, ecc. 

A partire dal 2016-2017, ho iniziato a interessarmi alla “governabilità algoritmica”. È un termine piuttosto barbaro che ci permette di interrogarci sulla maniera in cui lo sviluppo del linguaggio informatico e del calcolo algoritmico modificano i meccanismi di potere e le modalità di governo. Di fatto, fin dal XVIII secolo, lo Stato ha sempre avuto il monopolio sulla produzione e sulla conoscenza dei dati demografici attraverso le statistiche pubbliche. Con l'avvento della microinformatica e poi dei Big Data, nuovi attori - sia privati che pubblici - iniziano a entrare in competizione con lo Stato nella produzione e nell'elaborazione di questi dati. Cosa ne deriva?  In che modo questo processo va a ridefinire il potere politico? 

Ho inserito queste riflessioni in un contesto associativo. Nel febbraio 2017, dall'incontro con Irénée Régnauld, autrice del blog Mais où va le web?, è nato il collettivo Le Mouton Numérique.

EPALE Francia: In cosa consiste Le Mouton numérique ?

Yaël Benayoun: Per Le Mouton Numérique, la tecnologia digitale è un “fatto sociale totale”, nel senso usato dall'antropologo Marcel Mauss per caratterizzare i fatti sociali che attraversano l’insieme delle istituzioni della società: la famiglia, la scuola, lo Stato, ecc. In altre parole, nessun ambito della società ne è immune, e i fenomeni di razionalizzazione e ottimizzazione incapsulati nei dispositivi digitali competono e si articolano insieme agli altri registri normativi. 

Nel tempo, il nostro approccio è diventato più politico. Per i primi tre anni, il messaggio dell'associazione è stato piuttosto generale, al fine di aumentare la consapevolezza della dimensione politica del digitale: le tecnologie non sono neutre; hanno effetti sociali, politici ed ecologici che non sono ineluttabili; per padroneggiarli, dobbiamo comprendere l'interazione tra i vari attori e agire di conseguenza. Oggi stiamo lavorando su temi mirati come la sorveglianza, la democrazia tecnica (ovvero il modo in cui decidiamo collettivamente se fare o meno scelte tecniche), l'ecologia, gli immaginari tecnici e la questione dell'intersezionalità (cioè il modo in cui le disuguaglianze sociali si intrecciano). Ad esempio, i social network hanno modelli di business “estrattivisti” basati sull’utilizzo dei dati personali (il lato nascosto) e una forza lavoro abbondante (in particolare per la moderazione dei contenuti - il lato semi-apparente), ma hanno anche permesso a molti gruppi di minoranza di organizzarsi e di sollevare questioni politiche, come nel caso di #BlackLivesMatter o #Meetoo. Se non si tiene conto di queste pratiche e dinamiche, si rischia di produrre una critica di tutte le modalità non convenzionali, a scapito di queste lotte per la giustizia sociale.

Come è organizzata l'associazione?

[Traduzione : EPALE Francia]

EPALE Francia: Quali sono gli elementi più significativi del suo percorso?

Yaël Benayoun: Non ho affatto un background digitale, ma provengo da settore della ricerca in filosofia politica. Potrebbe sorprendere. Eppure, la mia pregressa esperienza va a strutturare il mio modo di affrontare le questioni digitali. La filosofia politica è una branca della filosofia che studia la società e, più in particolare, i fondamenti del potere politico: da dove deriva la legittimità a governare, cos'è un sistema politico giusto, ecc. 

A partire dal 2016-2017, ho iniziato a interessarmi alla “governabilità algoritmica”. È un termine piuttosto barbaro che ci permette di interrogarci sulla maniera in cui lo sviluppo del linguaggio informatico e del calcolo algoritmico modificano i meccanismi di potere e le modalità di governo. Di fatto, fin dal XVIII secolo, lo Stato ha sempre avuto il monopolio sulla produzione e sulla conoscenza dei dati demografici attraverso le statistiche pubbliche. Con l'avvento della microinformatica e poi dei Big Data, nuovi attori - sia privati che pubblici - iniziano a entrare in competizione con lo Stato nella produzione e nell'elaborazione di questi dati. Cosa ne deriva?  In che modo questo processo va a ridefinire il potere politico? 

Ho inserito queste riflessioni in un contesto associativo. Nel febbraio 2017, dall'incontro con Irénée Régnauld, autrice del blog Mais où va le web?, è nato il collettivo Le Mouton Numérique.

EPALE Francia: In cosa consiste Le Mouton numérique ?

Yaël Benayoun: Per Le Mouton Numérique, la tecnologia digitale è un “fatto sociale totale”, nel senso usato dall'antropologo Marcel Mauss per caratterizzare i fatti sociali che attraversano l’insieme delle istituzioni della società: la famiglia, la scuola, lo Stato, ecc. In altre parole, nessun ambito della società ne è immune, e i fenomeni di razionalizzazione e ottimizzazione incapsulati nei dispositivi digitali competono e si articolano insieme agli altri registri normativi. 

Nel tempo, il nostro approccio è diventato più politico. Per i primi tre anni, il messaggio dell'associazione è stato piuttosto generale, al fine di aumentare la consapevolezza della dimensione politica del digitale: le tecnologie non sono neutre; hanno effetti sociali, politici ed ecologici che non sono ineluttabili; per padroneggiarli, dobbiamo comprendere l'interazione tra i vari attori e agire di conseguenza. Oggi stiamo lavorando su temi mirati come la sorveglianza, la democrazia tecnica (ovvero il modo in cui decidiamo collettivamente se fare o meno scelte tecniche), l'ecologia, gli immaginari tecnici e la questione dell'intersezionalità (cioè il modo in cui le disuguaglianze sociali si intrecciano). Ad esempio, i social network hanno modelli di business “estrattivisti” basati sull’utilizzo dei dati personali (il lato nascosto) e una forza lavoro abbondante (in particolare per la moderazione dei contenuti - il lato semi-apparente), ma hanno anche permesso a molti gruppi di minoranza di organizzarsi e di sollevare questioni politiche, come nel caso di #BlackLivesMatter o #Meetoo. Se non si tiene conto di queste pratiche e dinamiche, si rischia di produrre una critica di tutte le modalità non convenzionali, a scapito di queste lotte per la giustizia sociale.

Come è organizzata l'associazione?

Yaël Benayoun: Le Mouton Numérique conta circa sessanta volontari, principalmente in Île-de-France, ma non solo. Il nostro principale metodo di azione è l'organizzazione di dibattiti. Di recente abbiamo tenuto una serie di cinque incontri sulla dematerializzazione dei servizi pubblici. Ci hanno permesso di esplorare l'impatto della digitalizzazione sull'accesso ai diritti, le conseguenze per i professionisti nel settore sociale e per il personale amministrativo, il ruolo degli enti di consulenza, ecc... Ci siamo anche concentrati sull’algoritmizzazione del controllo sugli indennizzi della CAF (ndt.: Caisse d'allocations familiales ente di diritto privato francese incaricato di versare ai privati indennizzi pecuniari a titolo familiare o sociale, diverso dalle CAF italiane). Vogliamo ricordare che dietro a questioni apparentemente tecniche si nascondono scelte e orientamenti politici. Ad esempio, nel dipartimento di Seine-Saint-Denis, gli appuntamenti per il rinnovo dei permessi di soggiorno sono stati dematerializzati. I cittadini devono fissare un appuntamento tramite una piattaforma online. Ma ci sono solo 60 appuntamenti a settimana, troppo pochi rispetto alle esigenze (ci sono più di 150.000 migranti clandestini nel dipartimento): stiamo arrivando a una situazione in cui le persone sono costrette a passare attraverso i tribunali amministrativi - già intasati - per ottenere un appuntamento. Si tratta di un modo per utilizzare l'introduzione di queste tecnologie per limitare o addirittura ostacolare alcuni diritti.

Quest'anno l'associazione dà il benvenuto a un nuovo team, e ne sono felice! Christelle Gilabert, esperta di ecologia EPALE, assume la carica di co-presidente dell'associazione.

In quali altre attività è coinvolta?

Yaël Benayoun: Sono consulente e ricercatrice indipendente in scienze sociali dal 2020; ho avviato la mia attività freelance poco prima del Covid. Nel mio lavoro, utilizzo strumenti di ricerca per garantire che le realtà sociali siano prese in considerazione in modo più adeguato. Le mie tre aree di intervento principali sono: il lavoro, il digitale e la vita associativa. 

In particolare, mi occupo dei cambiamenti delle pratiche e degli standard professionali in un contesto di crisi (ecologica, tecnologica e sociale). Sulle questioni digitali, parallelamente a Le Mouton Numérique, sono referente per Numérique en Commun[s], un dispositivo gestito dall'Agence nationale de la Cohésion des territoires (ANCT - ndt.: Agenzia Nazionale francese della Coesione Territoriale), e membro del comitato editoriale della Rivista Les NEC locaux, dal 2021.

Sul tema della vita associativa, sono co-conduttrice con Karl Pineau del podcast Questions  d'Asso, che documenta le problematiche dell’universo associativo (finanziamenti, governance, disagi a lavoro, strategie militanti, ecc.) e che dà la parola alle associazioni stesse, interessate in prima persona. Sono entrata a far parte dell'Haut Conseil à la vie associative (HCVA - ndt. Alto Consiglio della vita associativa), su base volontaria, nel 2023.

Sto inoltre collaborando con l'École de design Nantes Atlantique, la Scuola di design di Nantes, per uno studio etnografico sulla mobilità rurale nell'ambito del progetto eXtrême Défi lanciato da Ademe.

Quali progetti intendete sviluppare con EPALE?

Yaël Benayoun: Per questo incarico, collaborerò con Anne-Charlotte Oriol. Anche lei è membro di Le Mouton Numérique e lavora da dieci anni nel settore digitale in Île de France, in particolare nel dipartimento di Seine-Saint-Denis, concentrandosi sulla formazione alle professioni digitali e sull'inclusione digitale. Sta inoltre redigendo una tesi di sociologia in merito alle problematiche sociali riscontrati nei fab lab. Insieme, partecipiamo sulla piattaforma EPALE al monitoraggio dell’inclusione digitale. Il nostro obiettivo è quello di documentare le pratiche e le dinamiche esistenti su base territoriale per soddisfare i requisiti di connettività legati alle politiche di digitalizzazione e le disuguaglianze che esse creano. Non si tratta solo di una questione franco-francese: questo tipo di politica si riscontra in tutta Europa: Regno Unito, Polonia, Paesi Bassi, Belgio... Cercheremo di non trascurare ciò che viene fatto e detto altrove, in particolare nella società civile. Vogliamo anche riflettere sulle condizioni politiche, tecniche e sociali che permetteranno l'emergere di dispositivi digitali al servizio dell'interesse generale, attraverso domande come: un'IA responsabile è possibile? A quali condizioni riusciamo a ottenere i cosiddetti “digital commons”? 

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Commento

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Roseline Le Squère
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Ven, 04/26/2024 - 17:45

Bienvenue Yaël dans la Team EPALE France ! 

Les propositions d'intervention que tu évoques concernent également beaucoup l'ESR ! L'IA est un sujet fondamental.

Dans cet écosystème en grande évolution, l'émergence de dispositifs technologiques au service de l'intérêt général soulève des questions cruciales sur les conditions politiques, techniques et sociales nécessaires à leur développement. Au coeur de cela, se trouve par exemple la question de l'intelligence artificielle responsable. Peut-on réellement concevoir une IA à la fois performante et éthique ? Quelles sont les conditions préalables à son émergence ? 

La responsabilité de l'IA dépasse bien évidemment les considérations purement techniques. Sur le plan politique par exemple, la mise en place de règlementations éclairées est essentielle pour encadrer le développement et l'utilisation de l'IA. Au sein de l'Université Bretagne sud par exemple: quels choix faire : pour les chercheurs, autoriser ou non l'achat de licences et pour quels usages ? Ces règlementations doivent garantir la transparence, la responsabilité et la protection des droits des individus. 

D'un point de vue technique, la question même des algorithmes est intéressante à poser sous le prisme des principes éthiques. Quelle prise en compte de l'équité, de la non-discrimination dans toutes les phases de développement, de collecte des données et de mise en oeuvre de modèles ? De plus, la conception des systèmes transparents et explicables est cruciale pour favoriser la confiance et la compréhension des utilisateurs. 

Sur le plan social, la question du "commun numérique" nous questionne également sur la création des infrastructures numériques qui favorisent le bien commun plutôt que les intérêts privés. On peut imaginer que cela nécessite un changement de paradigme où les données et les technologies sont considérées comme des biens communs, accessibles à tous et gérés de manière collective ? Au sein de l'ESR, cela nous amène également à questionner les bénéfices de l'innovation technologique. Sont-ils répartis de manière équitable dans la société, en réduisant les inégalités numériques et en favorisant l'inclusion? 

Autant de sujets qui seront passionnants à échanger au travers des travaux EPALE ! 

 

 

 

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