European Commission logo
Accedi Crea un account
Puoi selezionare più parole separandole con la virgola

EPALE - Piattaforma elettronica per l'Apprendimento permanente in Europa

Blog

‘Siamo qui per capire chi siamo’: dal teatro rappresentato al teatro vissuto.

Lo psicodramma è un metodo psicoterapeutico, generalmente di gruppo che, attraverso le ‘drammatizzazioni’, facilita l'auto-espressione

Si è svolto ad Atene dal 10 al 15 marzo 2025 il corso ‘Innovative Teaching: Psychodrama for European Educators’ cui hanno preso parte educatori e operatori sociali che si occupano di Educazione degli Adulti presso la Cooperativa Sociale Aries Onlus di Battipaglia. 

L’attività, come da progetto Erasmus+ di breve durata afferente all'Educazione degli Adulti, dal titolo ‘Roots&Routes: a Path to Inclusion’, ci ha condotto ad Atene per intraprendere un viaggio che ci ha spinti ‘oltre le colonne d’Ercole’, dentro noi stessi per ossequiare la celebre definizione di viaggio dello scrittore M. Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”

 

Atene ha rappresentato la cornice ideale per il corso esperienziale basato sullo psicodramma, grazie alla sua pregnanza simbolica, evocativa del teatro come ‘quest’, ricerca del sé personale, sociale e collettivo.

 

La narrazione dell’esperienza vissuta ad Atene deve dunque avvenire attraverso un ‘linguaggio differente’, fatto di percezioni e di vissuti interiori più che di fatti, di dati, di valutazioni oggettive. 

Grazie all’approccio esperienziale, la tecnica dello psicodramma, invitandoci ad entrare nel nostro teatro interiore, ci ha consentito di esplorare alcune delle dinamiche psicologiche che sono alla base di conflitti personali, sociali e collettivi.

 

Il corso sullo psicodramma è stato scelto per supportare la crescita personale e per arricchire il kit di strumenti di gestione dello stress e dei conflitti che gli educatori e gli operatori sociali utilizzano quotidianamente interfacciandosi con soggetti fortemente vulnerabili.

La scelta di un’attività laboratoriale così intensa e poco ‘scontata’ è stata determinata dalla consapevolezza che per lavorare efficacemente con adulti e giovani adulti che versano in condizioni di povertà materiale, educativa e affettiva, il ‘lavoro su di sé’ come operatori del ‘benessere’ non è solo necessario ma assolutamente imprescindibile.

 Il lavoro di crescita personale ha lo scopo di insegnare, in primis agli educatori/educatrici a ‘rivolgere lo sguardo all’interno’ per comprendere quali siano le dinamiche dalle quali originano i conflitti e acquisirne consapevolezza.

 

In questo senso, il lavoro su di sé è duplice.

 

 In primis, occorre migliorare sé stessi per acquisire nuovi strumenti di gestione dello stress e di controllo delle emozioni, in quanto il lavoro in contesti complessi è associato ad un elevato rischio di burnout.

 

In seconda istanza, il laboratorio esperienziale consente di potenziare l’‘osservazione consapevole’ delle dinamiche da cui originano i conflitti di gruppo e dunque di migliorare la risposta educativa/terapeutica. Il laboratorio teatrale consente, inoltre, di elaborare una risposta collettiva che è, in parte, anche interdisciplinare in quanto la partecipazione alla performance è corale e dunque beneficia del contributo di tutti i partecipanti. 

 

Lo psicodramma è un metodo psicoterapeutico, generalmente di gruppo che, attraverso le ‘drammatizzazioni’ caratterizzate da tecniche verbali e non verbali, facilita l’auto-espressione e la messa in scena di conflitti interiori, operando uno shift dal ‘non-visibile’ al ‘visibile’, dal ‘dentro’ al ‘fuori’. Non a caso la parola ‘psico-dramma’ proviene dal greco psykhè (anima) e dràma (azione), ovvero ‘l’anima in azione’.

 

Il creatore dello psicodramma è Jacopo Levy Moreno, medico romeno (1892-1974), fortemente affascinato dal teatro, dalla psicoterapia e dalla sociologia, discipline che hanno contribuito in modo significativo al radicale passaggio dal ‘teatro rappresentato’ al ‘teatro vissuto’ e dalla pratica ‘individuale’ (di stampo freudiano) a quella ‘di gruppo’.

 

Lo psicodramma si basa sulla ‘presentazione’ di scene significative per il gruppo in cui è possibile drammatizzare problematiche reali ma anche sogni e costruzioni immaginarie. Di grande rilievo nell’ambito della drammatizzazione è il concetto di ‘ruolo’ in quanto secondo Moreno esso è "la forma operativa che l'individuo assume nel momento specifico in cui egli reagisce a una situazione nella quale sono implicati altre persone o oggetti".   

 

Il ruolo non emerge dal Sé ma il Sé emerge dai ruoli. La dinamica del ruolo-contro ruolo è sempre presente nella vita dell’individuo e ha una funzione centrale nella costruzione delle relazioni sociali.

Un altro elemento centrale dello psicodramma è la ‘spontaneità’ che secondo Moreno è l’autentico motore del cambiamento e della dinamica psicologica e che può essere intesa come "la capacità di dare una risposta adeguata a una situazione nuova o una risposta nuova a una situazione già conosciuta".

 

Il workshop ad Atene ha illustrato alcune delle tecniche alla base del metodo: il doppio, lo specchio, l’inversione di ruolo, il soliloquio e il role playing.

 

La tecnica del doppio, in particolare, consiste nello spronare un partecipante a dare voce alle emozioni e ai pensieri di un altro partecipante, in genere ponendosi alle sue spalle e parlando in prima persona.

La sperimentazione di questa tecnica è risultata incredibilmente efficace nell’attivare un processo di ‘empatizzazione’. Lo psicodramma, in questo senso, promuove l’attivazione emozionale dei partecipanti e, contrariamente a molti approcci tradizionali, è scevra da ‘intellettualizzazioni’.

 

Il workshop ad Atene ha acuito la consapevolezza che un lavoro efficace sulle ‘soft skills’ dovrebbe ripartire dal teatro e, più precisamente, da un tipo di teatro che guarda all’individuo da una prospettiva olistica, come soggetto sociale, ‘collocato’, in cui i drammi individuali irrisolti si mescolano ad un ‘irrisolto sociale e collettivo’ e la cui storia è costituita di ‘fatti visibili e invisibili’ che necessitano di essere ‘visti’ tutti con una ‘undivided attention'’.

 

L’esperienza psicodrammatica ci ha ricondotto a ‘casa’ arricchiti da una nuova prospettiva che ci ha posto dinanzi a noi stessi, non solo come ‘educatori’ ma soprattutto come soggetti complessi. È emersa più chiaramente la necessità di lavorare su tale ‘complessità’, determinata dalla molteplicità dei ‘ruoli’ che assumiamo nella nostra vita personale e sociale.

 

Da questo primo passo verso noi stessi è già nata la consapevolezza di dover continuare il ‘lavoro su di sé’ e di dover innovare la ricerca educativa seguendo strade nuove (che hanno però il sapore dell’antico!) che possano realmente potenziare l’ascolto attivo, l’empatia, il sentimento dell’essere-con.

Il teatro dell’oppresso di Boal, lo psicodramma di Moreno, la psicomagia di Jodorowsky, questi alcuni degli strumenti che ancora oggi fanno la differenza in termini di strumenti operativi, educativi e ‘terapeutici’ soprattutto nell’ottica di un approccio informale, bottom-up, che riesce a coniugare il micro al macro, il personale al sociale, l’individuale al collettivo.

Attachments
Likeme (1)