IL CPIA E LA SFIDA DEL CLIL

Il CPIA e la sfida del CLIL: un’ipotesi di progetto
Di CLIL, di metodologia CLIL, di UDA CLIL e di docente CLIL[1] se ne sente parlare spesso nelle scuola, soprattutto da quando la riforma avviata nel 2010 ha introdotto l’insegnamento in lingua veicolare negli ordinamenti scolastici italiani nella scuola secondaria di secondo grado. Negli anni, tuttavia, gli istituti italiani di ogni ordine e grado, anche se non in obbligo di legge, hanno arricchito la propria offerta formativa sperimentando delle UDA che prevedevano l’utilizzo della metodologia CLIL al fine di favorire la promozione all’educazione interculturale, l’approccio plurilingue e i paragoni linguistici.
Se la lingua straniera diviene quindi nella metodologia CLIL mediatore dell’apprendimento venendo assimilata indirettamente, e coinvolgendo gli studenti attivamente nel processo di studio, di rado si è letto di applicazione della metodologia CLIL nei percorsi del CPIA, Centro per l’Istruzione degli Adulti: una rapida ricerca sul web difatti mostra che pochi CPIA in Italia hanno o stanno lavorando a delle UDA servendosi di questa metodologia in classe[2]. Perché? Molteplici possono essere le cause ipotizzabili: il grado di istruzione degli alunni italiani e stranieri, per iniziare, la babele linguistica che spesso si ha in classe, la frequenza discontinua degli alunni, e, da ultimo, un rifiuto mentale nel corpo docenti spesso poco propensi ai cambiamenti metodologici.
Eppure proprio la presenza in un CPIA di studenti “multilingue” provenienti prevalentemente da paesi extraeuropei, con maggioranza di parlanti francese, inglese e spagnolo, che vogliono imparare l’italiano, renderebbe la classe un terreno fertile per l’applicazione della metodologia CLIL e stimolerebbe inoltre l’apprendimento degli studenti italiani che prendono parte alle stesse attività dei compagni stranieri.
Se quindi in teoria l’applicazione della metodologia CLIL anche nei percorsi del CPIA potrebbe funzionare, la proposta di servirsene in pratica è nata dall’esperienza vissuta da una delle due autrici di quest’articolo, la professoressa Maria Gallo, docente di lingua inglese presso il CPIA Catania 1, all’interno del progetto di mobilità Erasmus+ Ka 104 della Call 2019. Il corso si è tenuto a Madrid dal 27 febbraio al 5 marzo 2022 presso l’ente ospitante English Matters e ha trattato contenuti teorici sulla metodologia CLIL, ha previsto tante attività di gruppo, ma anche di riflessione individuale, e ha visto anche l’intervento della prof.ssa Maria Luisa Perez Cañado del Dipartimento di Filologia Inglese dell’Università di Jaen che si occupa propria di ‘applicazione’ della metodologia CLIL nelle scuole.
E proprio dall’analisi e dalla discussione sui risultati della ricerca della prof.ssa Maria Luisa Perez Cañado “Is CLIL working? The past, present, and future of bilingual education”[3], e in particolare dall’assunto per cui l’efficacia didattica della metodologia CLIL non vale soltanto per una élite culturale, ma anche per le aree rurali più svantaggiate a livello economico e sociale, è venuto in mente alla professoressa Gallo, l’unica del corso proveniente da un centro per adulti, di poter adottare un piccolo modello CLIL all’interno di un percorso CPIA come valore aggiunto alla didattica tradizionale.
La professoressa Gallo ha in seguito condiviso la sua esperienza e la sua idea con la professoressa Patti, l’altra scrivente quest’articolo e dalle nostre discussioni e dallo scambio di pensieri e opinioni è nato quest’articolo che propone di sperimentare la metodologia CLIL in un percorso curriculare di 1° livello attraverso un’Unità didattica di apprendimento, d’ora in avanti UdA, in cui vi sia contemporaneamente la presenza di due docenti, di cui almeno uno di lingua straniera. E proprio in questo aspetto risiederebbe, a nostro avviso, la particolarità dell’utilizzo della metodologia CLIL in un CPIA: la necessità di beneficiare della presenza in classe contemporaneamente di due docenti di cui uno di lingua straniera inglese o francese che fungerebbe da supporto a causa della babele linguistica di una classe tipo di un Cpia.
Ma veniamo ora alla proposta didattica di cui si prevede la sperimentazione in campo nell’a.s. 2022/2023.
Abbiamo pensato di incentrare l’UdA CLIL sul sistema scolastico in Italia, un argomento di cittadinanza attiva, non spesso approfondito a scuola, ma di grande rilievo specialmente per uno studente straniero. L’UdA ‘THE ITALIAN SCHOOL SYSTEM: how does education work in Italy?’ prevede quindi come competenza focus la competenza 12 dell’asse dei linguaggi, esercitare la cittadinanza attiva come espressione dei principi di legalità, solidarietà e partecipazione democratica, cui sono state correlate altre competenze scelte sia dall’asse dei linguaggi sia dall’asse storico-sociale[4].
Selezionate le competenze, abbiamo estrapolato dal monte ore previsto dai Dipartimenti del CPIA Catania 1 le ore utili per il raggiungimento degli obiettivi dell’UdA e scelto i contenuti adatti al raggiungimento delle conoscenze e delle abilità previste per ogni singola competenza, cercando materiale nella ‘quotidianità’ (articoli di giornale, articoli online, blog, video etc.); ciò ci ha consentito di mettere in atto una ‘reale’ didattica per competenze basata su esperienze e situazioni concrete e quotidiane.
L'allegato 1 riporta lo schema dell’UdA.
Per la valutazione dell’UdA abbiamo fatto ricorso ad una rubrica di valutazione specifica per le competenze dei CPIA che la prof.ssa Germana Patti, aveva già elaborato per un precedente intervento[1] e che vengono pubblicate qui nell'allegato 2 per intero per la prima volta per le competenze interessate.
Ci impegniamo a svolgere e sperimentare l’UdA CLIL in orario curriculare nell’a.s. 2022/2023 in una classe di I periodo I Livello del CPIA Catania 1 nel p.e. 6, dove siamo entrambe docenti a t.i. e rimandiamo quindi ad un secondo contributo la descrizione dettagliata dello svolgimento dell’UdA con inserimento anche dei materiali utilizzati in lingua, dove riporteremo anche una breve riflessione sull’esperienza svolta e sui vantaggi (o svantaggi) dell’impiego della metodologia CLIL sull’attività didattica nei CPIA.
[1] Cfr.C. Corsini, G. C. Pillera, Ch. H. Tienken, Maria Tomarchio (a c.di), Evaluating Educational Quality, Milano 2020, pp. 77-82. Sulla concezione olistica della competenza si rimanda a M. Castoldi, Valutare e certificare le competenze, Roma 2016.
[1] Non è sicuramente questo il luogo per soffermarsi sulla normativa che ha introdotto la metodologia CLIL nella scuola italiana, o per spiegare in cosa consista fattivamente tale metodologia; su ciò rimandiamo al testo di Alessia Gruzza, Le potenzialità della metodologia CLIL, 2017, in cui è comunque possibile trovare una breve analisi della normativa di riferimento in Italia, il profilo docente, i vantaggi per lo studente e i fondamenti della metodologia, oltre al suggerimento di strategie di progettazione di una lezione con un pratico schema di lavoro.
[2] Nell’a.s. 2022/2023 il CPIA Catania 1 sta avviando anche un progetto extracurriculare di UdA CLIL con focus una competenza dell’asse scientifico-tecnologico.
[4] Per la costruzione di quest’UdA abbiamo associato alla Competenza focus, la C12, ad esempio le competenze C2 e C3dell’Asse dei Linguaggi afferenti alla lettura, comprensione e interpretazione nonché alla stesura di testi scritti, sia alcune tra le 8 competenze chiave di cittadinanza, il cui raggiungimento è previsto anche per i CPIA nella Circolare n.9 del 3 Novembre 2017 relativa agli Esami di Stato nei CPIA. Rimandiamo comunque alla struttura dell’intera UdA con l’indicazione delle conoscenze, abilità e dei contenuti per singola competenza, delle prove di realtà, delle griglie di valutazione e di prestazione etc.
