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Istruzione in carcere: siglato il nuovo protocollo nazionale

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L’emergenza sanitaria ha imposto anche in carcere la didattica a distanza, spesso ostacolata dall’assenza e/o dalle difficoltà di connessione a internet negli istituti. 


Il Ministero dell’Istruzione ha curato una rilevazione sull’attivazione di corsi a distanza in carcere nel periodo dal 7 al 14 maggio 2020. I dati, seppur riferiti a un periodo limitato, indicano che il 95% dei Centri Provinciali per l’istruzione degli adulti ha garantito il proseguimento dei corsi di alfabetizzazione e di primo livello all’interno dei penitenziari. Il Ministero della Giustizia ha realizzato un monitoraggio delle attività didattiche a distanza nel periodo di sospensione della didattica in presenza a partire dal mese di marzo 2020, attraverso la collaborazione dei Provveditorati Regionali (PRAP) che conferma il dato rilevato dal Ministero dell’Istruzione ed evidenzia l’elevata eterogeneità delle realtà territoriali.


L’accendersi di focolai in alcuni istituti e la necessità di limitare i rischi di contagio hanno impedito in molti casi la ripresa della didattica in presenza nei primi mesi dell’anno scolastico in corso. 


Per garantire la continuità dell’istruzione e della formazione in carcere e il diritto allo studio di adulti e minori reclusi e in area penale esterna è necessaria la collaborazione tra i due ministeri coinvolti, a partire da un costante dialogo tra le due amministrazioni sia a livello politico che operativo. In questa direzione, il nuovo Protocollo di Intesa tra il Ministro dell’Istruzione e il Ministro della Giustizia “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli istituti penitenziari e nei sevizi minorili della giustizia”, rappresenta la cornice normativa essenziale per il perseguimento del diritto costituzionale all’istruzione anche quale leva di pieno reinserimento sociale.


Il Protocollo è stato rinnovato il 19 ottobre 2020 e segue quello del 2016, siglato nella data simbolica del 23 maggio, ricorrenza della strage di Capaci, e quello originario del 23 ottobre 2012. Negli otto anni intercorsi tra il primo Protocollo e il più recente, sia il mondo della scuola che quello del carcere hanno vissuto importanti e significativi cambiamenti.


Per il sistema penitenziario ricordiamo la Legge 103/2017 che ha introdotto la riforma dell’ordinamento penitenziario e i successivi decreti legislativi 121, 123 e 124 del 2018. Per quanto riguarda il sistema scolastico, ci riferiamo al DPR 262/2012 che ha istituito i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti e alle Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento (decreto interministeriale 12 marzo 2015). 


Alle Leggi e ai decreti hanno fatto seguito circolari e note emanate dai rispettivi Dipartimenti ministeriali che hanno reso operative le disposizioni normative.

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Tra le novità introdotte dal nuovo Protocollo segnaliamo in premessa l’attenzione del Ministero della Giustizia al principio dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life long learning) che supera una visione prevalentemente compensativa dell’azione educativa. In questa direzione, il Ministero della Giustizia favorisce la realizzazione di percorsi di istruzione e di formazione che siano in grado di accompagnare la persona in un percorso di riconoscimento e ridefinizione delle proprie componenti personali e sociali   con lo scopo di facilitare il riconoscimento delle proprie capacità e dei propri bisogni.


Tra i riferimenti citati in premessa scompare il programma PAIDEIA del Ministero dell’Istruzione (nota 2276 del 18 marzo 2015), nato per sostenere l’avvio della riforma del sistema di istruzione degli adulti anche attraverso la creazione di dispostivi e di misure di sistema.


Tra le finalità dell’intesa, c’è un esplicito richiamo alla valorizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, al fine di colmare il divario digitale dei soggetti in esecuzione pena detentiva e non detentiva, in considerazione del fatto che la conoscenza in campo digitale è ormai indispensabile per ogni tipo di attività lavorativa, di istruzione/formazione, economica ed associativo/relazionale, con conseguente permanere di un significativo svantaggio sociale per chi non ha i mezzi o le possibilità per accedervi.


È interessante notare, poi, che nel nuovo testo dell’accordo, l’organismo deputato all’attuazione del Protocollo cambia nome (il Comitato paritetico diventa Comitato attuativo) e il numero dei componenti non è più limitato a cinque rappresentanti dei rispettivi Dipartimenti ministeriali. Tra i compiti del Comitato attuativo scompare quello della ricognizione di eventuali risorse finanziarie da destinare alle attività. 


La comunicazione dei contenuti del protocollo ai CPIA è affidata agli Uffici Scolastici Regionali che al momento non è ancora avvenuta.
 

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di Ada Maurizio
Dirigente del CPIA 3 di ROMA, Ambasciatrice EPALE

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