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Donne e lavoro: un modello da riscrivere?

Il binomio “occupazione femminile” è sempre accompagnato da un terzo elemento imprescindibile: conciliazione. Cosa è successo con l'arrivo del covid?

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La pandemia da COVID-19, oltre a rappresentare un’emergenza sanitaria, ha portato con sé anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro che, a quasi due anni dall’inizio, continua ad avere un enorme impatto sulla vita delle persone in tutto il mondo. 


Da subito sono stati i lavoratori meno protetti e meno retribuiti ad essere particolarmente colpiti: in generale i giovani, i lavoratori anziani, i migranti e le donne. Proprio dal tema dell’occupazione femminile il corso Re-Start: per realizzare una community solidale nella fase post pandemica ha preso le mosse, ospitando il contributo di Letizia Giangualano, giornalista di Alley-Oop del Sole 24 Ore, che qui vi riproponiamo.


La pandemia ha fatto esplodere una problematica latente del modello occupazionale così com’è oggi, un problema che prima ancora di essere di natura prettamente economica e legislativa, nel nostro paese è, prima di ogni altra considerazione, culturale.


Da sempre, siamo stati abituati a pensare al lavoro come una sfera a sé stante della vita. Una sfera separata e non comunicante con gli altri ambiti della nostra esistenza, amicale e familiare etc. Il covid ha messo prepotentemente al centro il tema della conciliazione e della possibilità di riuscire a mettere insieme e in maniera equilibrata lavoro, famiglia e tutto ciò che compone la nostra identità.

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Durante la pandemia, le migliaia di posti di lavoro persi sono stati quelli in larghissima parte occupati da donne. Non a caso, è stato anche coniato il termine she-cession, per descrivere una recessione tutta al femminile.

Gli ultimi dati Istat sul primo trimestre 2021 ci dicono che 6 donne su 10 nella fascia 15-34 anni non lavorano e non cercano lavoro.

Dobbiamo, quindi, affermare che l’occupazione femminile è una questione che riguarda solo le donne?

Giangualano ci spiega che non è proprio così, che l’argomento si colloca in una cornice ben più ampia e lo fa presentando i dati dello studio Istat “I tempi della vita quotidiana” del 2019. Uno studio importante perché indaga un lasso di tempo molto vasto, dal 1988 al 2014, che ci permette di osservare come sono cambiati nel tempo i livelli occupazionali di uomini e donne via via che all’interno di una generazione lavorativa cambiava lo stato sociale e lo stato civile.


Lo studio mostra che finché si è single i dati occupazionali sono simili per gli uomini e per le donne (attorno al 78%). Ma un primo gap si crea al momento di una unione, convivenza o matrimonio senza figli: i livelli occupazionali maschili salgono (87%) mentre iniziano a scendere quelli femminili (70,1).

Se con la nascita di un figlio il livello occupazionale maschile resta pressocché invariato, quello femminile scende ancora attestandosi al 53,1%. Nel mercato del lavoro per le donne accade, dunque, qualcosa che non accade per gli uomini. Si tratta di una media tra le più basse in Europa.


Ma lo studio presenta un altro dato interessante: nel caso di genitore single, i livelli occupazionali femminili salgono. Questo sta a dimostrare che la cura non rappresenta di per sé un ostacolo alla possibilità di impiego: piuttosto possiamo concludere che l’idea stessa della “cura” sia solidamente ancorata alle donne, socialmente e culturalmente, e non agli uomini.


Nel mese di dicembre 2020 l’Istat ha certificato una flessione dei posti di lavoro: 101mila occupati in meno di cui il 98% dei posti di lavoro persi (subito dopo il primo lockdown) erano coperti da donne.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha poi condiviso dei nuovi dati: 42mila dimissioni di genitori di bambini di età 0-3 anni di cui il 77,4% donne. La maggior parte delle dimissioni maschili, inoltre, per lo più erano da imputarsi a un cambio di azienda. Al contrario, oltre il 90% delle dimissioni femminili dipendevano dall’impossibilità di conciliare vita lavorativa con la famiglia e quindi la gestione del carico di cura familiare. 

 

A settembre 2021 l’occupazione femminile è scesa al 49,3% e il gap di genere è diventato il più alto d’Europa, partendo da una situazione già critica, come mostra l'infografica Eurostat secondo cui l'Italia già prima della pandemia era al secondo posto dopo Malta per differenze di tassi di occupazione tra uomini e donne.

 

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Employment Gender Gap - Eurostat. Dettaglio 

[clicca per visualizzare infografica completa ]

 

 


Osservando i dati europei sui congedi parentali per gli uomini, salta all’occhio un altro dato significativo: mentre in Italia i giorni obbligatori di astensione per la paternità sono 10 obbligatori + 1 facoltativo, in molti altri paesi i giorni disponibili sono nettamente di più. Tra tutti i paesi spiccano la Norvegia e la Svezia, che prevedono rispettivamente 46 settimane e 12 mesi, e a seguire la Spagna che prevede  16 settimane di cui 6 obbligatorie subito dopo il parto pagate al 100%. Il messaggio, dunque è chiaro: i papà in Italia sono concepiti come figure accessorie, la prole è una questione femminile. Appare evidente che le politiche di genere devono necessariamente accompagnarsi a un cambio di mentalità.

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In Italia le politiche sociali non sono considerate allo stesso livello delle politiche economiche. Servono interventi coordinati, tali da creare un reale impatto sulle famiglie e, conseguentemente, sull’occupazione femminile. C'è bisogno di un vero e proprio welfare della cura che non ricada esclusivamente sulle donne.

A questo proposito l’indagine Donne e cura in tempo di Covid di WeWorld, uscita a fine maggio del 2021, mostra che una donna su due nella fascia di età 31-50 anni assiste almeno una persona, sia esso un bambino, un anziano o un disabile. Le donne sentono, pertanto, che è normale rinunciare a lavorare perché il senso di responsabilità nei confronti della cura familiare pesa più del desiderio di lavorare e per questo motivo abbandonano il lavoro.

La pandemia ha aperto una nuova fase post-industriale. Grazie alla crisi pandemica sono emerse nuove istanze che stanno creando nuovi paradigmi. È importante valorizzare le competenze afferenti normalmente alla sfera femminile.
Silvia Zanella nel suo libro Il futuro del lavoro è femmina afferma che sono femminili le competenze che saranno sempre più richieste in ambito professionale. Femminili saranno i modi di lavorare e organizzare le aziende. Femminile è il punto di vista necessario per una narrazione del futuro del lavoro più completa. 


Emerge allora chiaramente la necessità di uscire dalla crisi promuovendo un cambio di paradigma, slegando la figura della donna dal modello unico di famiglia e dalla sua associazione alla figura di caregiver e affrontando la questione della parità in maniera trasversale in tutti i progetti per la ripresa e lo sviluppo.


Per questo, le misure adottate avranno significato solo se, da singole e sporadiche, si tradurranno in interventi strutturali capaci di modificare un quadro che nel corso degli anni è divenuto insostenibile.
 

Rivedi l'intervento di Letizia Giangualano:

 

EPALE Italia NSS
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Materiali utili:

MLPS-Bankitalia-nota-4-luglio-2021.pdf
Scarica
european-semester_thematic-factsheet_labour-force-participation-women_it.pdf
Scarica

 

Riferimenti:

>> Global Gender Gap Report 2021

>> L'Italia del sud resta la Cenerentola d'Europa per l'occupazione femminile

>> Lavoro, Italia tra i peggiori Paesi in Europa per tasso di occupazione di donne con figli

>> Occupazione: statistiche annuali

 

grafica evento.

Dal 23 settembre al 6 dicembre 2021, Epale Italia in collaborazione con Infinito edizioni ha realizzato in modalità online il corso Re-Start: per realizzare una community solidale nella fase post pandemica. Il percorso ha previsto quattro incontri con esperti e quattro attività di community riservate agli iscritti. Riproponiamo nella sezione blog adesso le relazioni degli esperti e i materiali di studio messi a disposizione dagli Ambasciatori Epale che hanno contribuito attivamente alla realizzazione del percorso.

Chi sono gli autori e i temi affrontati nel corso Re-Start

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