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Crisi ecologica: il valore di educare all’Antropocene ("era dominata dall’uomo")

Quali interessi educativi e trasformativi mette in moto la nozione di Antropocene per realizzare un cambiamento paradigmatico?

Oggi viviamo nell' "era dominata dall’uomo". Questa è la nozione principale che il concetto di antropocene (Anthropos significa umano e -cene significa era) cerca di trasmettere. Non si tratta di un approccio narcisista, ma piuttosto di un approccio che evidenzia l'impatto terrificante e senza precedenti delle attività umane sull'ambiente in cui vivono. In un momento in cui le crisi climatiche e sanitarie stanno accelerando e cresce la consapevolezza delle minacce che l'umanità stessa ha creato, l'Antropocene potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell'educazione e nei cambiamenti radicali necessari per ridurre queste minacce, sia per i destinatari delle formazioni - attori auspicabili delle transizioni - sia per i formatori - che necessitano a loro volta di formazione sulle questioni ecologiche e sulle sfide pedagogiche associate.

Aumentare la consapevolezza del potere e della responsabilità dell'uomo nei confronti del mondo vivente

L'Antropocene indica gli impatti delle attività umane, diventati così significativi che l'umanità nel suo insieme potrebbe quasi essere considerata una forza geologica a sé stante.

  • Stiamo raggiungendo, se non addirittura superando, alcuni limiti planetari quali il ciclo dell'azoto o la perdita di biodiversità. Gli esseri umani hanno moltiplicato il loro impatto attraverso l’aumento della popolazione e l'uso di tecniche che mirano ad accrescere il potenziale individuale, dall'agricoltura agli oggetti digitali, all'uso di motori termici e prodotti chimici.

 

  • Anche se non tutti gli esseri umani hanno contribuito a questa situazione allo stesso modo, tutti vi sono esposti in un modo o nell'altro: inquinamento dell'aria e dell'acqua, distruzione degli habitat, pandemie, riscaldamento climatico globale, scarsità di risorse, ecc.

 

  •  I rischi associati all'uso del potere umano sono ormai concreti e lasciano intendere all'umanità che il bilancio benefici/rischi delle scelte tecnologiche e politiche pende sempre più esplicitamente verso la messa in pericolo degli ecosistemi, uomo compreso.

Al di là del termine, che può comprensibilmente far scaturire repulsione da parte di alcuni studenti, si tratta soprattutto di utilizzare le sue componenti fondamentali per consentire una problematizzazione approfondita di una crisi ecologica la cui complessità diventa ogni giorno più visibile. Questo passo permette di rendersi conto che "le conseguenze dell'Antropocene sono il risultato di sviluppi politici passati, che non sono tutti ineluttabili e che non lo è nemmeno la sua traiettoria".[1]

Anthropomasse.

Comprendere la natura sistemica delle questioni socio-ecologiche 

Gli equilibri sono stati sconvolti e le conseguenze per l'ambiente sono innumerevoli: alterazione dell'equilibrio delle attuali condizioni di vita, in particolare di quelle climatiche o biogeochimiche, scomparsa o degrado degli habitat di molte specie e popolazioni, aumento sempre più rapido dell'edilizia e dell'inquinamento umano, distruzione dei paesaggi, ecc. Tutto questo altro non è che il cupo rovescio di una medaglia che di per sé ha anche apportato il “progresso” a una parte consistente della popolazione mondiale: incremento della popolazione e dell'aspettativa di vita, stili di vita sempre più confortevoli e orientati al consumo, turismo internazionale, possibilità di trasporto e comunicazione prima impensabili, ecc. Le interrelazioni sono talmente tante che è difficile orientarsi.  Studiarle ci permette di chiarire meglio come questi vari fenomeni si intrecciano tra di loro. Così:

  • Il cambiamento climatico è sia la conseguenza dell'uso sistematico di combustibili fossili (petrolio, carbone, gas) da parte delle nostre società, sia la fonte di una catena di conseguenze a tutti i livelli della nostra vita e di quella dei nostri compagni animali e vegetali: non si tratta solo di un aumento della temperatura dell'aria, ma anche di uno sconvolgimento di un clima la cui relativa stabilità negli ultimi mille anni ha permesso alle nostre stesse società di emergere. Così le ondate di calore si stanno già moltiplicando per intensità e frequenza, con un impatto duraturo sui nostri terreni e quindi sulle colture alimentari e le infrastrutture; le condizioni meteorologiche estreme sono e saranno più intense e frequenti; le popolazioni animali, vegetali e umane hanno già iniziato a migrare per trovare terre meno ostili... Quale francese avrebbe immaginato 10 anni fa che la presenza della zanzara tigre, potenziale vettore della febbre dengue o della chikungunya, sarebbe stata una realtà in 67 dipartimenti metropolitani entro il 2021?
Carte de présence du moustique tigre sur le territoire métropolitain, 2021.
  • Per diventare una potenza così rilevante sulla faccia della Terra, gli esseri umani hanno trasformato il loro ambiente: hanno tagliato, scavato, bruciato, seppellito, annaffiato, trasportato, frantumato, assemblato, costruito, distrutto, giocato con gli elementi... E poiché tutte le trasformazioni fisiche comportano l'uso di energia, la disponibilità e la facilità d'utilizzo di quest'ultima sono, quindi, centrali. Dopo l'acqua, il vento e il legno: il carbone. Poi il petrolio, in aggiunta e non in sostituzione, come anche il gas, la fissione nucleare, ecc. Le varie macchine che abbiamo creato ci hanno permesso di utilizzare queste energie per raggiungere i nostri fini (sperando che non sia la nostra fine, piuttosto). Tra di esse: mulini, caldaie, motori, lavastoviglie, smartphone e trituratori di pulcini.

 

  • L'utilizzo di quantità fenomenali di energia, senza alcuna reale limitazione se non la possibilità data a tutti di utilizzarla (industrie, stato, individui) ha creato molte vittime, più o meno direttamente[2]. Territori, specie ed esseri umani sono stati vittime di distruzioni dirette o, addirittura, scomparsi. Alcuni sono stati privati di paesaggi ancestrali di fondamentale importanza spirituale; altri sono stati colonizzati. Giornalisti e attivisti vengono molestati o addirittura uccisi. Non dimentichiamo gli invisibili e tutti quei soggetti in mancanza di risorse che non hanno la possibilità di far conoscere l'accaparramento o la distruzione di cui sono vittime, così come gli attacchi alla loro salute o ai loro diritti.

Comprendere i legami tra le componenti dell'Antropocene ci permette di prevedere meglio gli epiloghi più auspicabili. Investire nell'Antropocene ci permette di riflettere meglio, prima di dover curare.

 

Sviluppare l'apprendimento interdisciplinare

Di fronte alla natura sistemica delle crisi socio-ecologiche, le risposte disciplinari da sole non possono bastare. Lo sviluppo dell'interdisciplinarità nell'educazione è quindi essenziale. L'Antropocene può svolgere il ruolo di ascensore verticale e orizzontale, consentendo ai formatori e ai destinatari della formazione di articolare con arguzia le questioni fisiche e biologiche con quelle umane e sociali. Ciò consentirebbe di sviluppare le capacità di divulgazione, soprattutto scientifica, necessarie per un'azione interdisciplinare.

  • Il tentativo di datare l'inizio dell'Antropocene è un buon pretesto per discutere utilizzando elementi storici, geografici, fisico-chimici, politici o culturali. Alcuni concentreranno le loro riflessioni sui progressi tecnologici significativi per le nostre società moderne (e il più delle volte legati all'energia!): l'invenzione della macchina a vapore o del motore termico, le esplosioni nucleari... Ma altri vi individueranno soltanto uno strumento della dottrina economica liberale e della sua narrazione del progresso. Il concetto di Antropocene potrebbe essere messo in discussione e alcuni potrebbero proporre di chiamare quest'epoca "Capitalocene" o "Termocene". Altri, ancora, risaliranno al Neolitico e agli inizi dell'agricoltura, quando l'uomo ha iniziato a modificare attivamente l'ambiente facendo probabilmente già aumentare i livelli di anidride carbonica e metano nell'atmosfera.

 

  • Insegnare l'Antropocene è un modo per iniziare a rispondere alle giovani generazioni, alcune delle quali già scettiche sul tanto decantato progresso del XX secolo, eco-ansiose[3] e furiose di fronte alla realtà di un futuro ipotecato. Molti formatori si trovano in difficoltà di fronte alla necessità di insegnare temi nuovi, complessi e talvolta (almeno apparentemente) molto diversi dai loro insegnamenti originari.  Per questo motivo, fioriscono sempre più iniziative volte a soddisfare queste esigenze: MOOC di 12 ore su "L’Educazione nell'Antropocene" dell'Università di Parigi[4]corso di 10 ore su "Antropocene e clima" per studenti BAC+1 (primo anno post diploma) presso l'INSA di Lione, ecc.

Far leva sulle scienze naturali e sulle scienze umane e sociali

L'interdisciplinarità implica la capacità di attingere ai contributi di molte discipline e di rendersi conto, a questo scopo, della complementarità delle scienze naturali e delle scienze umane e sociali.

  • La "grande accelerazione", studiata dai pionieri dell'Antropocene (il meteorologo e chimico dell'atmosfera Paul Josef Crutzen, lo scienziato ambientale Will Steffen e lo storico John McNeill), allinea gli indicatori delle tendenze socio-economiche con quelli del sistema Terra. Così gli indicatori di degrado del sistema Terra, come l'anidride carbonica nell'atmosfera, la temperatura superficiale, l'acidificazione degli oceani o la deforestazione nelle zone tropicali, aumentano (in genere) in modo esponenziale e sono correlati a un'accelerazione vertiginosa degli indicatori socio-economici: popolazione umana, PIL mondiale reale, tasso di popolazione urbana, uso di energia primaria, consumo di fertilizzanti, telecomunicazioni, ecc. Si possono, così, condurre analisi e ricerche sul alcune relazioni, quali quella tra PIL, consumo di energia, cambiamento climatico e distruzione. Questo lavoro, supportato da diversi tipi di indicatori, dimostra l'importanza di allontanarsi da una visione basata esclusivamente sulla scienza del clima o sulla biologia. E come possiamo comprendere gli scenari delle risposte a queste sfide senza parlare di economia, psicologia e politica?

 

  • Al contrario, l'incomprensione della natura fisica e biologica degli esseri umani e del mondo vivente in generale potrebbe indurre a credere di poter negoziare con questa natura, cosa che non avviene. Le scienze naturali dimostrano anche l'urgenza di agire di fronte a queste accelerazioni (come dimostrano i rapporti IPCC sul cambiamento climatico) e ci permettono di definire meglio le nostre priorità collettive.

 

Superare la visione tecnicista della crisi socio-ecologica dell'educazione

La crisi antropica non è solo una crisi che richiede una risposta tecnica, sociale e politica. A causa delle sue origini, che sono certamente sepolte in profondità nelle nostre teste e tribù, nei nostri cuori e nei nostri corpi, invita a essere utilizzata dall'educazione e dalla formazione come un'opportunità, quasi un pretesto, per dare maggiore importanza a certi temi che a volte vengono relegati in secondo piano.

  • Per educatori e formatori, rappresenta uno strumento per interrogarsi sul ruolo che rivestono.  Nei miei insegnamenti devo trasmettere nozioni riguardanti la crisi ecologica, l'Antropocene, l'inquinamento e le politiche pubbliche ambientali? Quale angolazione scegliere, quanto approfondire questi temi, come tenere conto del livello di conoscenza o di ansia ecologica del mio pubblico?

 

  • Ci invita quindi a guardare la crisi ecologica da un punto di osservazione più ampio, spaziando oltre gli orizzonti dei consueti prismi d’analisi: filosofia e questioni morali, saperi ancestrali, spiritualità, cittadinanza... Qual è il posto degli esseri umani in questo mondo?

 

  • Gli attori dell'educazione possono anche mettere in discussione le pratiche pedagogiche dall'alto verso il basso di fronte a una conoscenza complessa e in continua evoluzione, con importanti poste in gioco sociali, politiche e democratiche.

 

Conclusione

Il concetto di Antropocene permette di problematizzare la crisi ecologica con un approccio sistemico e senza ridurla a una questione puramente fisica o tecnica. Stabilisce i legami tra lo sviluppo socio-economico e gli impatti di questo "progresso" sugli ecosistemi e sul sistema Terra di cui facciamo parte. Si pone quindi la questione del passato e soprattutto della traiettoria futura: quali scelte individuali, imprenditoriali, sociali e politiche vogliamo fare, con la consapevolezza che queste scelte sono intrecciate con il futuro dell'attuale Antropocene?

 

Nel campo dell'educazione, lo studio del concetto permette di andare oltre l'educazione allo sviluppo sostenibile e di interrogarsi profondamente sulle traiettorie umane e sulle loro conseguenze "altrove", senza necessariamente considerare il futuro prossimo come una continuità filosofica o politica delle società dominanti degli ultimi due secoli, basate su un'idea di superiorità dell'uomo sul resto della natura e sulla crescita infinita in un mondo tuttavia esauribile.  Il concetto sottolinea anche l'importanza dell'interdisciplinarità e delle pratiche didattiche partecipative.

 

[1] Steffen, Will et al., « The Trajectory of the Anthropocene: The Great Acceleration », The Anthropocene Review, mars 2015.

[2] Garnier, Alix et al., « Éduquer en Anthropocène:un paradigme éducatif à construire pour le 21ème siècle », Recherches & éducations, no. 23, novembre 2021.

[3] {Effrayée par les crises actuelles et promises à empirement, et abattue par le manque de prise sur les changements nécessaires}

[4] « L’éducation en anthropocène », FUN MOOC, [s. d.], <http://www.fun-mooc.fr/fr/cours/leducation-en-anthropocene/&gt;

 

Images :

DGS_Céline.M et DGS_Céline.M, « Cartes de présence du moustique tigre (Aedes albopictus) en France métropolitaine », Ministère de la Santé et de la Prévention, 24 octobre 2022, <https://solidarites-sante.gouv.fr/sante-et-environnement/risques-microb…;

Venditti, Bruno, « Visualizing the Accumulation of Human-Made Mass on Earth », Visual Capitalist, 29 novembre 2021, <https://www.visualcapitalist.com/visualizing-the-accumulation-of-human-…;

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Damien Amichaud-Epale.

 

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