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Antoine Burret, sociologo al terzi luoghi, parla alla comunità di EPALE del loro ruolo nella società!

Intervista EPALE Francia

Come si è trovato a lavorare sui terzi luoghi?

Antoine Burret: Ho lavorato in Romania e in Serbia presso istituti francesi e associazioni locali prima di dedicarmi a un lavoro di ricerca nel contesto di un Master Unesco a Belgrado (in collaborazione con l'Università di Grenoble-Alpes e l'Università di Lione) sulle politiche culturali nei Paesi in transizione. Nel 2010, in Francia hanno iniziato a comparire nuove tipologie di luoghi di incontro, come gli hacker space, i fab lab e gli spazi di coworking, tutti terzi luoghi in cui l'idea di fare si incontra con quella di socializzare. Ho poi iniziato una tesi di laurea in sociologia per capire l'emergere di questi terzi luoghi in Francia, Svizzera e Belgio. Ho collaborato con le diverse comunità per scrivere il manifesto dei terzi luoghi nel 2013, e poi nel 2015 ho pubblicato il primo libro specifico sul tema ("tiers-lieux et plus si affinités") con FYP édition. Da allora, ho proseguito la mia ricerca presso l’Istituto di Scienza dei Servizi di Ginevra, continuando al contempo a creare terzi luoghi in diversi Paesi.

Sta lavorando in particolare sui terzi luoghi “di formazione”. Di cosa si tratta?

Antoine Burret: In generale, i terzi luoghi sono visti come luoghi in cui una comunità può incontrarsi e socializzare. Oggi questi luoghi sono spesso identificati con i cosiddetti fab lab, maker space o, più in generale, con luoghi comunitari che valorizzano il fare insieme.

Nel settore dell'educazione, alcuni autori sostengono che i luoghi dedicati alle attività extrascolastiche, o ancora quegli spazi intermedi tra scuola e casa, sono terzi luoghi per gli studenti. E diversi studi dimostrano che questi luoghi hanno una grande importanza soprattutto nel periodo adolescenziale. Articoli recenti dimostrano che l'impossibilità di accedere agli abituali terzi luoghi è stata una delle cause principali della sofferenza vissuta dagli studenti durante la crisi sanitaria.

Tuttavia, quando parliamo di terzi luoghi dedicati all’apprendimento, ci riferiamo a un certo tipo di luoghi di incontro allestiti all'interno di alcuni istituti scolastici e noti come fab lab. Si tratta di luoghi fisici all'interno delle mura scolastiche, che godono del beneficio di essere dotati di risorse tecniche, legali e umane. Le ambizioni di luoghi simili sono molteplici: permettere a studenti e al corpo docente di sperimentare nuove pratiche, mobilitare competenze multidisciplinari, aprirsi agli altri, costruire conoscenze civiche, imparare a fabbricare degli oggetti.

Cosa rappresentano questi luoghi per la formazione continua?

Antoine Burret: I terzi luoghi sono concepiti per consentire scambi e discussioni quotidiane tra persone diverse. In maniera più formale, il modello economico di numerosi terzi luoghi è spesso basato sull'organizzazione di corsi di formazione in una logica di sostegno al reinserimento lavorativo o semplicemente per promuovere la cooperazione tra le persone. Penso anche alle attività di supporto alla creazione d’impresa o, più in generale, alle attività di mediazione e di formazione popolare. Ad esempio, dal 2014 la Fondation de France si appoggia quasi esclusivamente a terzi luoghi per portare avanti il suo programma dedicato al reinserimento lavorativo delle persone in situazione di precarietà.

Nei terzi luoghi, la questione della formazione viene affrontata anche attraverso lo sforzo proprio alla trasmissione del sapere. Molti terzi luoghi operano in un’ottica di documentazione e diffusione delle conoscenze che accolgono.  Gli utenti sono incoraggiati a descrivere ciò che producono, creano o fanno su piattaforme di condivisione del sapere sul modello di Wikipedia. Ciò avviene affinché la conoscenza prodotta possa essere diffusa e altri possano trarne vantaggio: tutto viene diffuso con licenza libera.  

Inoltre, credo molto nella dimensione di "empowerment", o parafrasando di “potere d’agire dei cittadini”, il concetto di “capacitazione civica” che i terzi luoghi rendono possibile e mi rallegro di discuterne in una prospettiva europea.

In cosa consiste la "capacitazione civica"?

Antoine Burret: Penso che questi luoghi dovrebbero essere considerati anche come luoghi di risorse per la "formazione alla cittadinanza". Vorrei sottolineare alcune esperienze che si stanno svolgendo nei terzi luoghi. Mi riferisco in particolare a un progetto che sto seguendo e che mira a diffondere dei kit di indagine cittadina, di modo che le persone siano in grado di progettare i propri dispositivi di monitoraggio della salute e dell'ambiente. Si tratta di utilizzare i terzi luoghi per insegnare alle persone a fare un’autodiagnosi per i casi di diabete, ad esempio. O anche per monitorare la qualità dell'acqua di fiumi o dell'aria.

Per esempio, l'anno scorso, dopo l'incendio della Lubrizol a Rouen, attraverso i terzi luoghi sono stati offerti dei kit e delle sessioni di formazione ad alcuni residenti affinché potessero controllare il loro ambiente sanitario. Questo vale anche per altre questioni e offre prospettive incoraggianti volte ad aumentare il potere d’azione dei cittadini.

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