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"Se il mare finisce. Racconti multimediali migranti", arriva in libreria l'antologia del concorso DiMMi

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È in libreria Se il mare finisce. Racconti multimediali migranti, il libro edito da Terre di mezzo Editore, e seguito al progetto e al concorso DiMMi 2018, il cui obiettivo primario è quello di sensibilizzare e coinvolgere sui temi della pace, della memoria e del dialogo interculturale. Un’esperienza nata nel 2012 e che ha già favorito la raccolta di oltre 350 testimonianze di vita di persone straniere che risiedono o hanno soggiornato nel nostro Paese. 

Tra le pagine del libro, anche la storia di Migrante (che ha scelto di mantenere l’anonimato), raccontata attraverso semplici disegni, tratteggiati a matita su carta bianca, che si accatastavano giorno dopo giorno sulla scrivania del direttore della Casa Circondariale di Agrigento, dove era ristretto da poco più di un mese e dove l'ho incontrato da insegnante in carcere.

Migrante parlava un italiano di sopravvivenza e a fatica riusciva a comunicare con gli altri. Se ne stava chiuso in cella, a disegnare. Una mattina abbiamo deciso di guardare con attenzione quei fogli di carta e abbiamo scoperto l’orrore di quello che Migrante stesso definiva “Viaggio dall’inferno all’inferno”.

È così che è avvenuto il nostro incontro, due umanità diverse, una, la mia, costretta a lasciare la sua zona di comfort; l’altra, quella di Migrante, che una “zona di comfort” non l’aveva forse mai avuta. Insieme abbiamo cercato di ricostruire il senso di quei disegni, di metterli nell’ordine cronologico da lui dettato: l’estenuante viaggio nel deserto per sfuggire alla dittatura e alle più disparate condizioni d'emergenza; poi il  lager in Libia; per chi sopravvive, il mare e la speranza di potersi sottrarre al destino di schiavi così come di naufraghi.

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Nulla ha trovato Migrante al termine del suo viaggio, se non la perdita della libertà. Cerco di consolarlo, gli dico che non ha ancora raggiunto il punto di arrivo. Per questo scegliamo lo pseudonimo di Migrante, che da il senso del movimento, contrapposto all’immobilità del carcere.

I suoi disegni a matita raccontano, più delle parole, fissandoli su un foglio, momenti di angoscia, di paura, di morte e di speranza; sono strumento di resilienza oltre che chiave di lettura di un universo di ricordi dolorosi che aspettano di essere condivisi. I ricordi di un giovane che è partito e che ha perso qualcosa per sempre, confidando in un’accoglienza senza frontiere, aldilà di gruppi sociali, barriere linguistiche, bandiere nazionali e di ogni altra labile differenza. Confidando, in buona sostanza, nell'uomo.

Sono l’invito ad andare oltre la spessa cortina di colore sul suo viso, oltre il mistero di una storia, di mille storie per affermare ancora una volta il valore dell’uomo come persona, nella sua identità e nella sua dignità.

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Un libro, Se il mare finisce, che vale la pena di leggere tutto: arriva dritto al cuore senza chiedere il permesso, attraverso “il linguaggio pittoresco e sgrammaticato che accomuna i giovani avventurieri che arrivano da noi, quando non soccombono prima, perché hanno imparato a diventare presto adulti e ad affrontare il male attraverso le dure regole e i gravosi adattamenti di un viaggio che richiede continue sfide di sopravvivenza, di lotta, di determinazione” (dalla prefazione di Alessandro Triulzi).

Pagine che richiedono non solo empatia, ma anche senso di appartenenza, lo stesso che ha spinto gli autori a esprimersi con la gravità e la leggerezza di chi “esce dal guscio […]. Io so quanto è necessario, anche io ho avuto chi mi ha capito…essere parte di quella catena è per me la sensazione di essere nel posto giusto”, scrive Fernanda, autrice di uno dei racconti.

È bello leggere queste parole nell’Italia di oggi, ci rinfranca, ci fa sentire più uniti. Dobbiamo essere grati a queste voci “corsare”, perchè ricostruiscono con le loro parole monche, senza accenti e senza doppie, la grammatica dei nostri stessi legami di solidarietà e sopravvivenza; ci fanno intravedere, e anche sperare,  in un nostro e loro futuro comune, non più “scurato” come oggi appare.

Io, insieme a Migrante e al siriano Alì (che vogliamo presto vedere libero) e tutti gli altri che (a torto o ragione) ho incontrato in carcere, siamo profondamente grati a DiMMi di storie migranti e all’Archivio dei diari di Pieve di Santo Stefano: la gente ha paura di ciò che non conosce, e non sempre le cose sono come appaiono.

Grazie anche a Epale, che un anno fa ha sponsorizzato il concorso di DiMMi: da un semplice post abbiamo deciso che la nostra voce doveva varcare le sbarre della prigione.

 

Wilma Greco, Ambasciatrice Epale Sicilia

 

Se il mare finisce

DiMMi di Storie Migranti
2019

pp. 232 (leggi le prime 10 pagine)

Racconti multimediali migranti. Antologia dei racconti finalisti del concorso DiMMi, Diari Multimediali Migranti 2018

Terre di mezzo Ed.

Scheda libro

 

 

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