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Open Recognition: guardare oltre gli Open Badge?

Il riconoscimento “aperto” è spesso ridotto al dibattito sugli Open Badge. Una confusione tra mezzi e fini? O c’è altro?

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André Chauvet
Community Collaborator (Silver Member).

Open Recognition: guardare oltre gli Open Badge?

Il riconoscimento “aperto” è spesso ridotto al dibattito sugli Open Badge. Una confusione tra mezzi e fini? O c’è altro?

Durante uno scambio con un consulente del lavoro sull'impatto delle procedure di controllo qualità nel settore della formazione, ho fatto un'osservazione sull'attuale tendenza a focalizzarsi sui quadri di riferimento e il soddisfacimento di alcuni standard preposti, tanto da lasciare a volte nell’ombra l’importanza di ciò che viene messo in atto una volta di fronte a una situazione concreta.  Per farla breve, ho fatto notare come siamo più interessati a degli indicatori che alle persone che accompagniamo. O che i mezzi e gli strumenti utilizzati si sostituiscono a una riflessione sullo scopo dell’accompagnamento stesso. A tal proposito, ho fatto un altro esempio che mi è venuto in mente: "Allo stesso modo, per molti formatori o insegnanti, le questioni relative all’Open Recognition non vanno oltre la questione dell’Open Badge, che non sempre consente un dibattito aperto, per l’appunto...” Il collega mi ha risposto: "I badge, sì, ne ho sentito parlare, è questa specie di nuovo sistema di riconoscimento del raggiungimento di un certo livello... Ma è attendibile? O è solo un pezzo di carta in più?” Sono sempre sorpreso quando questioni complesse vengono liquidate prima di qualsiasi discussione. La semplificazione radicale non aggiunge molto al dibattito. Così, avendo preparato un intervento a distanza per la terza edizione delle Journées Accompagnement Reconnaissance & Emploi, organizzate a fine giugno 2022 dal CIBC Normandie e ribattezzate Journées RE-CONNECT-ER, ho pensato che potesse essere il momento giusto per affrontare le questioni del riconoscimento dal punto di vista dell'articolazione tra aperto e chiuso, procedura e processo, ottemperanza a una regola e co-costruzione di indicatori condivisi. Questo per garantire che il dibattito non confonda le intenzioni (per quale scopo?) e i mezzi (come?). Mi è sembrato anche importante illustrare cosa potrebbe apportare il riconoscimento aperto, non solo attraverso i badge, ma integrandolo in un approccio di mobilitazione per i suoi destinatari e coinvolgendo un ecosistema più ampio di attori a livello territoriale: in altre parole, un ecosistema di Open Recognition come l'iniziativa "Activateur de potentiel" avviata e portata avanti dal CIBC Normandie, che citeremo alla fine dell'articolo e nei link alle risorse fornite.

 

Riconoscimento: una questione dalle mille sfaccettature

In un'epoca in cui lo sguardo di un terzo ha un'influenza senza precedenti sulla fiducia in sé stessi e sulla sensazione di poter agire (o meno), l'assenza di un segno di riconoscimento può essere percepita come un vuoto giudizio di non riconoscimento. Il mondo del lavoro è l'ambiente in cui questo fenomeno si manifesta in modo visibile e persino doloroso. Inoltre, alcuni social network si stanno gradualmente trasformando in strumenti di autopromozione (o anche di promozione da parte di terzi) che costruiscono, basandosi sulle raccomandazioni, un capitale reputazionale che deve essere mostrato e mantenuto ad alto livello. In un contesto in cui la raccomandazione “social” funge sempre più da amplificatore, l'iniquità è evidente. Axel Honneth lo esprime così: Che cos'è una società ben funzionante? È una società il cui ambiente sociale, culturale o politico permette agli individui di sviluppare un'identità autonoma o un rapporto positivo con sé stessi. È una società in cui ognuno dovrebbe essere in grado di diventare ciò che vuole senza dover passare attraverso la dolorosa esperienza dell’essere disprezzato o di vedersi negare il riconoscimento.

Inoltre, i segni di riconoscimento possono essere visti in modo complementare: ciò che la società riconosce e ciò a cui ogni persona, soggettivamente, vorrebbe dare valore.  In pratica, questo ci porta a pensare al processo in termini di una forma di reciprocità che è essenziale per apprezzare le leve identitarie sottostanti.

Comprendere i temi del riconoscimento e cercare di farne un oggetto di lavoro cooperativo al servizio di ciascuno implica quindi mostrarne le implicazioni in termini individuali (che ogni persona possa sentirsi riconosciuta come diversa e capace). Questo crea già una complessità di analisi che non può essere ridotta a meri dibattiti sugli strumenti. Quindi, se esiste un riconoscimento “aperto”, ne esiste anche uno “chiuso”?

 

Di cosa stiamo parlando?

Innanzitutto, gli Open Badge: sono l'incarnazione digitale di un'esperienza, di una competenza o di una conoscenza. Possono essere utilizzati per confermare l'acquisizione di abilità, conoscenze o competenze non riconosciute da un diploma o certificato formale.

Più in generale, il riconoscimento aperto è un approccio nato dalla pratica degli open badge che esplora e promuove pratiche, strumenti e politiche che migliorano ed espandono le opportunità per gli individui e le comunità di essere riconosciuti e di contribuire al riconoscimento degli altri. Il riconoscimento aperto può essere incentrato sull'apprendimento e lo sviluppo permanente o su altri obiettivi di utilità sociale.

Questa definizione, proposta dall'associazione Reconnaître, che lavora per il suo sviluppo, ne stabilisce le basi. Questo approccio si sta sviluppando in controparte agli approcci più normativi al riconoscimento, con i quali la coesistenza è del tutto legittima e auspicabile. Ma spingiamo la riflessione anche più lontano...

 

In quale contesto sociale emergono queste questioni? Con quali rischi?

Per comprendere questa articolazione e queste differenze, è essenziale considerare alcuni punti:

  • Un mondo più che mai standardizzato e quantificato: il sistema di riferimento può tendere gradualmente a sostituire l'esperienza concreta. Il soddisfacimento degli standard può diventare più importante che agire in modo appropriato in una situazione concreta.
     
  • Il rischio risiede nel far riferimento a prototipi di situazioni riproducibili, mentre le situazioni di lavoro o di vita sono piene di eventi imprevisti e casuali. Affrontare questi eventi è una delle basi stesse della professionalità.
     
  • La dimensione comparativa può rapidamente prevalere su quella riflessiva/intersoggettiva.
     
  • Questo può portare a concentrarsi esclusivamente sugli indicatori , ad esempio con i punteggi di reputazione.
     
  • Più in generale, c'è il rischio di trasformare le competenze in cose reali (reificazione) mentre non sono altro che il risultato delle interazioni in una determinata situazione.
  • L'altro rischio è quello di caratterizzare le persone come detentori di stock di conoscenza (dimensione interna, intrinseca) e non come persone in relazione, dove ciò che si costruisce è sempre effimero e in movimento.
     
  • Questo può portare a ridurre la questione del riconoscimento ai suoi marcatori: così gli open badge sarebbero un riconoscimento aperto mentre sono solo uno dei possibili mezzi, certamente ludici, ma che non coprono la totalità di ciò che può produrre un processo di riconoscimento aperto.

 

La questione del riconoscimento aperto: ciò che introduce, interroga e consente

Ci sono diverse dimensioni da considerare:

  • Chiuso/aperto... che introduce l'idea di un processo in evoluzione rispetto a una procedura prestabilita.
     
  • Esperto/Pari: consente il contributo di tutti gli attori e la reciprocità dei ruoli. Posso essere riconosciuto ma anche contribuire al riconoscimento degli altri.
     
  • Standardizzato/mutevole: se è un processo, è per natura un movimento perpetuo.
     
  • Il riconoscimento aperto è necessariamente riflessivo: genera lezioni continue su ciò che viene fatto per farlo evolvere. Il badge serve più come indicatore di un percorso che come certificazione da mostrare.
     
  • Formale/informale : introduce la dimensione essenziale del circostanziale, del tempestivo... una dimensione che viene interpretata più che essere prevista.
     
  • Cerca di liberarsi da un'eccessiva normatività, dando al contempo punti di riferimento che la rendono un linguaggio udibile.

L'enfasi è quindi sul processo pedagogico che utilizza gli open badge per coinvolgere il pubblico. In concreto, il riconoscimento aperto può essere integrato e sviluppato in un ecosistema di attori che ne strutturi gli obiettivi condivisi e contribuisca a democratizzarne l'utilizzo. Su questo piano, è comprensibile il confronto con altri sistemi di riconoscimento locali. Si tratta di estenderlo a un numero sempre maggiore di attori che interagiscono. Inoltre, è possibile pensare che la sinergia dei vari attori su questi temi sia un amplificatore del riconoscimento. E conduce anche a questioni di equità.

 

Creare ecosistemi di riconoscimento aperti

L'esempio del progetto "Activateur de potentiel" realizzato dalla CIBC Normandie illustra, fin dall'inizio, i principi e i valori che fanno dei badge un mezzo, certamente importante, ma prima di tutto al servizio di diverse intenzioni molto concrete: "Ampliare il campo delle possibilità agendo sia sulla trasformazione dei processi e delle organizzazioni, sia sull'impegno degli individui a identificare e sviluppare il proprio potenziale". I badge digitali consentono di rendere visibili le competenze e gli impegni di ciascun individuo, nonché le possibilità in termini di formazione e occupazione. ". Il progetto è ancora più interessante perché si rivolge a persone per le quali il riconoscimento si è spesso basato più su ciò che le ostacolava (i famosi freni) che sulle loro risorse mobilitabili. Invertire il processo, dare credito a ciò che viene fatto, aprirsi a nuove esperienze, contribuire ad apprezzarne il valore... tutte queste leve ne rendono il pubblico parte attiva e in modalità diverse.  E tecnicamente, questo comporta la costruzione di situazioni di apprendimento, la creazione di Minimap e l'uso di badge per dotarsi degli strumenti necessari... in breve, un dispositivo che mescola pedagogie ludiche per aiutare a sviluppare l'apertura al mondo e la fiducia nelle proprie capacità di fare. E i badge ne sono il simbolo. 

Ma oltre a questo, la posta in gioco è proprio lo sviluppo di ecosistemi di riconoscimento aperti. Dove diversi attori possono incontrarsi per definire insieme gli obiettivi e i mezzi da mobilitare. Insomma, creare sinergie territoriali al servizio del pubblico, di ogni persona, ma anche contribuire a tessere legami di cooperazione tra professionisti che vadano oltre alla suddivisione dei vari destinatari o alla semplice inter-conoscenza. È così semplice? Ovviamente no, e le condizioni per lo sviluppo di questi ecosistemi non sono aneddotiche. Questi ecosistemi sono localizzati (legati a un territorio, a un ambiente) e quindi per definizione non duplicabili; si basano su interazioni e iterazioni. L'interazione è sia la forza motrice che l'energia; esiste un rapporto di interdipendenza: l'ecosistema funziona solo se l'energia dei suoi membri circola; hanno senso solo se rimangono agili e permeabili all'ambiente e alle opportunità; funzionano grazie a una regolazione permanente, a degli aggiustamenti, a una periodica messa a punto che permette loro di andare avanti; il che presuppone l’esistenza di organismi dedicati.

Il progetto sviluppato da CIBC Normandie, “Activateur de potentiel”, ne mostra sia l'interesse che i possibili impatti, ma anche tutte le condizioni per lo sviluppo. Il pericolo è il riduzionismo. Pensare che l'inserimento di alcuni badge in un dispositivo di formazione sia sufficiente a produrre un processo di riconoscimento aperto. No, perché in questo caso si tratta effettivamente solo di un pezzo di carta. In primo luogo, è necessario procedere alla costruzione di un quadro di riferimento condiviso (definendone il significato, e gli obiettivi) mentre si avanza progressivamente nella dimensione operativa. Accettando il fatto che non tutto è prestabilito, ma essendo consapevoli che la pertinenza di ciò che costruiamo non può mai essere modellata a priori. Assomiglia un po’ alla vita. Niente va secondo i piani. Brutte notizie? Può anche significare che la partita è sempre aperta? Aperta, ancora una volta il concetto si ripropone.  L’Open Recognition non riguarda neanche il numero di amici sui social network. No, è un'altra cosa. Stromae lo esprime molto bene:

Prends garde à toi
Ah les amis, les potes ou les followers
Vous faites erreur, vous avez juste la cote !


(ndt)
Fa’ attenzione a te
Ah amici, compagni o follower
Vi sbagliate, è solo popolarità!

 

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