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Maestri d’arte per l’educazione civica

Maestri d’arte per l’educazione civica. Riscoprire e salvaguardare la propria città attraverso il segno grafico.

Biblioteca civica Brescia.

Il networking di Epale ha abbracciato recentemente un percorso artistico conclusosi ai primi di Marzo 2024, che ha riportato all’attenzione una professione di antica memoria: quella del maestro d’arte. Un titolo che risale al 1923, con iter scolastici modificatisi con la riforma Gelmini, e che avviava all’esercizio delle arti applicate, un ammirevole mestiere. 

L’esperienza espositiva di Piero Rossoni, artista e maestro d’arte, realizzata in coda agli eventi di “Bergamo-Brescia Capitale della Cultura 2023”, ha riacceso l’interesse verso possibili evoluzioni del disegno ai fini dell’educazione civica e della semantica artistica. Di esperienza espositiva si tratta, perché il maestro, prendendo a prestito dalla psicogeografia solo la tecnica della deriva, ha dapprima condotto i suoi studenti alla riscoperta della città in un passaggio improvviso e inaspettato, alla ricerca di quei dettagli che sfuggono ai più. In seconda battuta, l’artista stesso (il cui ruolo, nel catalogo,  è stato definito dallo scrittore Beppe Agosti, come “balsamo di ogni civiltà”) si è reso interprete delle due città attraverso una rilettura autonoma. 

Per farlo ha scelto il segno nero del carbone e i grigi impastati con la biacca: il centro del campo visivo ha sottratto i palazzi al layout comunemente restituito al turista dal suo smartphone. L’architettura è stata poi sfumata attraverso la nebbia dei chiaroscuri. La “città che è” è diventata la “città che vorrei”. 

Si torna a sognare, a ricostruire quell’impercettibile che non vediamo mai nel nostro camminare frettoloso lungo il marciapiede. I monumenti così ripensati hanno permesso agli allievi, al maestro e agli stessi fruitori di farsi narrazione silente, prima ancora che riproduzione pittorica.
 

Un esercizio di educazione civica, che da una parte non ha voluto impedire la libera scelta del punto focale perché la realtà, anche quella di un monumento datato, muta sotto lo sguardo di ciascuno.  Dall’altra parte ha rivelato come le pietre parlino di noi e come la città non sia solo un mercato a cielo aperto. Rivista in un chiaroscuro che elimina il luccichìo di insegne e attrattività modaiole, si ridefinisce in un nuovo paesaggio che non porta i segni del tempo.  

Il metodo migliore per conoscere una città è visitarla camminando”, ha commentato Ennio Ferraglio, direttore della Biblioteca Queriniana in occasione della visita guidata alla mostra. E’ nelle sale maestose della biblioteca, infatti, che le opere hanno trovato temporanea collocazione, a conclusione di un percorso educativo di recupero della manualità fine e di reinterpretazione del paesaggio oltre le apparenze. Le opere di Rossoni, nuovo viandante e non turista per caso, installate sugli scaffali dei libri rari, hanno lasciato inalterata l’attività degli utenti seduti agli scrittoi in legno in una spontanea convivenza che è durata 2 mesi.  Si è trattato anche di una mostra dentro la mostra. 

A latere, sul mezzanino di passaggio, i bibliotecari avevano infatti esposto una collezione di libri antichi dal titolo “Di sana pianta. Farmacopea e salute attraverso antichi erbari e trattati sui “Secreta Naturae” della Biblioteca Queriniana” con erbari, incunaboli e farmacopee ben conservati per raccontare la storia della salute.

Un luogo lo si conosce davvero solo se non ci si illude mai di averlo scoperto del tutto”, ha sottolineato sul catalogo lo storico dell’arte Edoardo Trisciuzzi. 

Per tutelarlo e farlo diventare un bene comune, occorre avere occhi nuovi: la rappresentazione artistica, passiva o attiva che sia per fruizione o espressione manuale, ci conduce verso una nuova città visibile. Quindi anche verso un atteggiamento di attenzione e rispetto, trattandosi di un’eredità culturale.

Maestro d'arte.

Riferimento:
Rossoni Piero (2024). Il segno nero carbone e i grigi impastati con la biacca. Catalogo omaggio alla Città Capitale della Cultura 2023, Bergamo e Brescia. Lubrina Bramati Editore. ISBN 9788877668134
 

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Commento

Il maestro d’arte, un mestiere che annoveriamo fra i cari estinti della contemporaneità, è uno di quelli che, a mio parere, avrebbero ancora ragione di un rinnovato recupero. Per questo mi piace riparlarne. Maestro d'arte era il titolo riconosciuto a chi, dopo un appropriato percorso di studi superiori, conosceva così pienamente l’applicazione dell’arte all’industria, all’artigianato e al consumo da poterla insegnare e poi spingersi verso tangibili produzioni creative.

Così Piero Rossoni e Lino Invernizzi, maestri d’arte in quiescenza, continuano a meravigliarmi. Da una parte mi confermano come certi mestieri non si mettono in pensione: sono in noi come una seconda pelle. 

Li ho visti, questa volta a Novembre, complici in una mostra che nasceva dall’esigenza intima di testimoniare l’importanza di ritrovarsi dopo 50 anni dal diploma, di riprendere l’amicizia, ma soprattutto di riprendere ad imparare diversamente in un’altra stagione della vita.

Sono andata a vedere questa nuova loro mostra, tecnicamente e stilisticamente altra rispetto alla precedente, quella del "segno nero del carbone e dei grigi impastati con la biacca" e ho apprezzato la proposta di Rossoni di scrivere l’introduzione anche per il suo secondo catalogo nel networking di Epale: “Sacro, tempo, spazio”. 

Dopo aver educato i ragazzi all’arte applicata, i due artisti-artigiani continuano a comunicare tramite le loro opere, mostrano nuovi concetti, conducono verso estetiche iperreali. 

Invernizzi ricrea singolari reliquari, teche, sarcofagi da oggetti come astucci di legno, frammenti ossei ricoperti d’oro e carte rimodellate. Ripropone un legame fra vita e morte attraverso la dignità della materia. 

Rossoni ripropone il sacro, che del resto ha sempre coltivato come liturgia della vita fin da quando lo conosco e fin da quando i nostri figli frequentavano le stesse scuole del borgo. Ogni oggetto, minuto o scontato che fosse, diventava simbolo di una relazione Altra per trasformarsi in un scenografico artefatto. Sì, perché i giganteschi frutti della sua creatività non solo finivano appesi, ma alcuni addirittura rimanevano “sdraiati” per metri e metri lungo la chiesa parrocchiale senza che nessuno reclamasse. Anziché un filare di alberi, i devoti camminavano con cura intorno a questi elementi evanescenti e ipernaturali.

Quello che imparo oggi dal loro ritrovato legame? 

Le riconnessioni alchemiche esistono e si perpetrano anche dopo anni di allontanamento. L'amicizia ritorna e si ritrasforma in quel raccontarsi di un bagaglio di vita straordinario che include non solo il passaggio degli anni, ma anche un enorme repertorio di visioni. Perché la nostra perpetua comprensione delle cose e degli Altri è, del resto,  una questione di visioni ...

Riferimenti: 

Invernizzi L., Rossoni P. (2024), Sacro, tempo, spazio. Riconnessione tra artisti: un dialogo su Sacro, Tempo e Spazio nel 50° anniversario dal Diploma di Maestro d’Arte alla Scuola d’Arte Andrea Fantoni di Bergamo. Lubrina Bramani Editore. ISBN 9788877668271

Scuola d'arte Andrea Fantoni 

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