L’apprendimento interculturale nell’istruzione degli adulti


David Mallows riflette su come è possibile rendere l’apprendimento interculturale più efficace per aiutare i migranti a integrarsi nei paesi che li ospitano e le comunità locali a essere più consapevoli dal punto di vista culturale.
La chiave è la consapevolezza critica
Il podcast EPALE di maggio conteneva una discussione sull’apprendimento interculturale nell’istruzione degli adulti. Il contesto era rappresentato dal fenomeno della migrazione in Europa. Per un gran numero di adulti che arrivano in Europa da altri paesi, capire la cultura della nuova comunità che li ospita è molto importante. I fraintendimenti interculturali, spesso causati da ignoranza o disinformazione, possono avere un impatto deleterio sulla fiducia in se stessi dei migranti e di conseguenza sulla loro capacità di interagire con la nuova società. Ovviamente le culture hanno dei confini, che possono essere usati per distinguere tra membri e non membri di un gruppo. I fraintendimenti si presentano quando una persona che è cresciuta in una cultura viene a contatto con una cultura molto diversa. Questo può portare a diffidenza, paura e, di conseguenza, xenofobia. I membri della cultura ospitante possono percepire gli elementi delle culture dei migranti come alieni da loro e questo può limitare gravemente la loro voglia di interagire con i migranti e di aiutarli. Nel peggiore dei casi, può portare allo sviluppo di reazioni negative e a un rifiuto di accettare persone di culture diverse, per il semplice motivo che sono visti come gli “altri”. In questo contesto, gli educatori degli adulti dovrebbero cercare di sviluppare una consapevolezza critica in tutti i loro studenti in modo che la popolazione adulta sia capace e preparata per sfidare la cultura socio-economica dominante, capire le radici della xenofobia e rifiutarla.
Cultura di superficie e interna
Qual è quindi il ruolo dell’istruzione degli adulti in tutto ciò? Per prima cosa dobbiamo chiarire cosa intendiamo per “cultura”. In Inghilterra è comune, nei luoghi dell’istruzione, “celebrare” le diverse culture degli studenti per mezzo di esposizioni pubbliche nelle bacheche. In queste bacheche in genere si espongono immagini e testi che rappresentano la cucina, la moda, i personaggi famosi, le festività e le bandiere. Ma cosa ci dicono veramente questi esempi della cultura di una persona o di una comunità? Il “fish and chips” o David Beckham, per esempio, cosa ci dice della cultura inglese?
Questo tipo di contenuti può essere considerato una rappresentazione della cultura di superficie – la cultura visibile, che possiamo vedere, toccare e ascoltare. Questa cultura di superficie si contrappone alla cultura interna, che ha a che fare con credenze, valori e modi di pensare. A differenza della cultura di superficie, la cultura interna è spesso inconscia, nel senso che non ci rendiamo conto che il nostro modo di vedere le cose è determinato dalla cultura. Spesso è anche soggettiva e se alcuni elementi sono condivisi con altre persone che appartengono alla nostra “comunità”, altri si sviluppano in relazione alle nostre esperienze locali e personali. Ma la cosa più importante per il nostro discorso è che, mentre la cultura di superficie si impara in modo esplicito e cambia frequentemente, la cultura interna si impara in modo implicito, principalmente attraverso l’esperienza ed è molto difficile da cambiare. Questa forma più profonda di cultura comprende a volte l’influenza della religione, delle norme sociali e di come differiscono a seconda del contesto, il diverso atteggiamento nei confronti di giovani e anziani e le conoscenze storiche condivise, anche quando queste sono frutto di scarsa informazione. Questi elementi della cultura sono alla base del nostro comportamento quotidiano e di molte delle decisioni sociali che prendiamo.
In quanto educatori degli adulti migranti quindi, se decidiamo di insegnare la cultura ospitante per promuovere l’apprendimento interculturale, dovremmo farlo attraverso i valori della nostra cultura, non i simboli. Invece di parlare di cosa succede in un giorno particolare di festa nazionale, dovremmo affrontare le norme sociali e l’impatto che hanno sulle interazioni quotidiane in cui i migranti si trovano a partecipare e che, se non spiegate, possono creare ostacoli all’integrazione e al benessere.
Dimostrare invece di raccontare
Dovremmo anche ricordarci che la dimostrazione è più potente della spiegazione. In quanto rappresentanti della cultura ospitante, dovremmo sviluppare una nostra consapevolezza critica della cultura ospitante per esplicitare i presupposti alla base di molte situazioni e interazioni di ogni giorno cui partecipano i migranti. Nel podcast di EPALE, il mio collega Markus Palmen ha detto una cosa molto giusta e cioè che le aule stesse sono rappresentazioni culturali di come vediamo l’istruzione. Per i migranti abituati a sistemi di istruzione formali, concetti come circoli di studio, l’inserimento della creatività nell’istruzione o un concetto meno gerarchico della classe, con apprendimento e valutazione svolti dai compagni di corso, possono sconcertare. Le idee che abbiamo riguardo all’istruzione possono essere diverse da quelle di persone di altre culture e lo stesso può essere vero per molti aspetti della vita quotidiana.
L’integrazione è una strada a doppio senso
È importante che nella nostra discussione sull’apprendimento interculturale non partiamo dal presupposto che si parla solo dei migranti che devono imparare la “nostra” cultura. L’integrazione non è soltanto dare ai migranti gli strumenti di cui hanno bisogno per riuscire e inserirsi nella nuova società, ma riguarda anche l’eliminazione degli ostacoli che impediscono loro di farlo. L’integrazione a volte significa assimilazione vecchio stile; il migrante abbandona gran parte della propria cultura e adotta la lingua, la cultura e le pratiche del paese ospitante. In altri casi, l’integrazione è vista come un processo a doppio senso nel quale i migranti e la comunità ospitante si adattano gli uni agli altri. Se vediamo l’integrazione come una strada a doppio senso, allora l’istruzione degli adulti può avere un ruolo importante e aiutare gli adulti di tutte le comunità a capire meglio la loro cultura interna e nascosta e i contrasti e le possibili tensioni tra questa e le altre culture della comunità. L’apprendimento interculturale può essere promosso attraverso l’interazione sociale con membri della comunità ospitante, nella quale elementi della cultura interna siano resi espliciti e discussi.
Perché l’istruzione degli adulti contribuisca allo sviluppo di una società culturalmente ricca, culturalmente consapevole e allo stesso tempo armoniosa, dovremmo cercare di coinvolgere la comunità ospitante nei programmi di istruzione dei migranti e di assumere un approccio multiculturale, mettendo in evidenza, e quindi valorizzando, le culture dei migranti oltre a quella della comunità ospitante.
David Mallows ha un’esperienza di 30 anni nell’istruzione degli adulti come insegnante, formatore di insegnanti, manager e ricercatore. È stato direttore della ricerca al “National Research and Development Centre for adult literacy and numeracy” (“NRDC”) presso l’“UCL Institute of Education” di Londra e attualmente rappresenta la Rete europea per le competenze di base (“European Basic Skills Network”, “EBSN”) in EPALE, come coordinatore tematico delle competenze per la vita.
Commento
Getting host communities involved
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(i) Yes, it does. But I think
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Getting host communities involved in the intercultural exchange
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Sex and sensitivity
I came across this fascinating article: https://www.zeit.de/zeit-magazin/leben/2017-02/sex-education-refugees-g… This is certainly a key topic for cultural and intercultural learning! And a good example how we need to combine knowledge and social norms
Gina
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Thank you for the comments
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Aktuāli
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Thanks for the comment Karina
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Excellent and very helpful
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Par pieaugušo izglītību integrācijas jautājumos
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I agree
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Thanks for the comment Ināra.
I've asked Google to translate it for those of us who don't speak Latvian:
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