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Informazione, socialmedia e percezione dell’immigrazione

Quanto siamo davvero correttamente informati sul tema dell'immigrazione? Quanto la nostra opinione è basata su dati veri? Nell'era dei social network, un video virale può distruggere e screditare l'impegno di organizzazioni serie, influenzando l'opinione pubblica non con informazioni errate, ma semplicemente fuorivianti, e facendo leva sulla natura partecipativa di controllo dei poteri che è caratteristica dei social. Un caso interessante, raccontato da Leonardo Bianchi, giornalista di VICE.

L’immigrazione è sempre meno emergenza e sempre più dato sociale consolidato del nostro tempo. Sul tema degli sbarchi i giornali hanno pubblicato quasi il 30% di articoli in meno nel 2017 rispetto all’anno precedente. Eppure la paura degli altri non accenna a diminuire. Secondo il V rapporto 2017 dell’Associazione Carta di Roma che monitora la stampa cartacea e televisiva, immigrazione (insieme a criminalità) è tra i temi più presenti sulle maggiori testate, ma il dato più rilevante è la modalità e il tono con cui si offre il tema alla lettura. In particolare il taglio dei titoli dei telegiornali hanno come conseguenza quella di porre in rilievo l’emergenza, e non la necessità di una pianificazione strutturale di lungo periodo.

Una responsabilità appare attribuibile quindi ai servizi televisivi che in prima serata hanno amplificato l’emergenza ponendo flussi e arrivi al centro dell’agenda dei TG (+26% rispetto al 2016), senza approfondire le molte attività in corso, ad esempio, per la formazione e l’inserimento sociale. Un’altra parte della responsabilità va invece attribuita ai canali social e al loro uso strumentale, apparentemente spontaneo e dal basso.

Nel 2016 il tono prevalente del racconto dell'immigrazione sui media nazionali era invece quello della normalità, un'"emergenza normale", quasi una rubrica fissa dove si leggevano i numeri in aumento, le tragedie quotidiane appiattite in una comoda distanza dalla questione. Eppure, anche in quel caso la paura dell'altro non accennava a diminuire (Indice di preoccupazione degli italiani verso l'immigrazione nel 2016: 41%, 10 punti in più rispetto al 2010). La responsabilità di questa apparente incongruenza risiede nell'uso strumentale, a fini politici, di questi numeri in crescita, dall'altro nella comunicazione "non mediata", ossia orizzontale e diretta: chiunque, non solo i mediatori, può apparire informato e creare contro-informazione, e partendo da un prevalente risentimento popolare disinformato si social media ne amplificano gli effetti. 

“In futuro,” scriveva Ilvo Diamanti in un articolo del 2016 che commentava il IV rapporto Carta di Roma “occorrerà analizzare in modo più attento la presenza degli immigrati sui media. Per evitare la scissione, sempre più evidente, fra la normalizzazione del fenomeno sui media tradizionali e la drammatizzazione che subisce sui media nuovi e immediati. Per tenere sotto controllo la paura, ma anche la pietà. Perché la pietà può essere, a sua volta, "feroce", quando diventa spettacolo”.

troupe per reportage in Senegal.
Esistono modi diversi di fare giornalismo. Sono ormai solo gli indipendenti a "sporcarsi le scarpe": il racconto politico in prima persona, uno sguardo laterale e obliquo, andando a cercare storie più marginali che osservate meglio raccontano temi più profondi. Raccontare cosa succede ai margini delle grandi notizie, ma significative per una comprensione di temi sociali complessi, come il razzismo. Così la pensa Leonardo Bianchi [*], news editor di VICE, raccontando la sua storia di giornalista arrivato a questa professione per passione, interesse verso il racconto politico, l'analisi dei fatti e la cultura del territorio (intervista su Spreaker).

Quali sono gli elementi essenziali, gli strumenti di lavoro? Documentarsi, verificare le fonti e leggere molto, molti libri per conoscere a fondo il tema, per dare un contesto, ricostruire la storia. Oggi l'ambiente multimediale all’interno del quale viviamo e recepiamo l’informazione è completamente cambiato rispetto solo a 10 anni fa. Anche se l'accesso alle informazioni non è per tutti, è un lavoro necessario per non vivere, e contribuire a consolidare, una visione della realtà che non esiste.

Recentemente Bianchi ha scritto un articolo per esemplificare la responsabilità, forse più insidiosa, dei social media nel contribuire all’allarmismo e all'approssimativa lettura dei fatti. La comunicazione dei socialnetwork è velocissima, la sua grammatica è basata sull'assemblaggio in tempo reale e costruendo tesi con un montaggio di informazioni che si trovano in abbondanza in rete.

L’esempio analizzato da Leonardo Bianchi è quello del video di un giovane 23enne sui salvataggi delle ONG che ha ottenuto milioni di visualizzazioni e che intendeva mostrare, con dati e informazioni da canali diversi, la “vera” natura delle operazioni di salvataggio ONG: non azioni a carattere umanitario ma di utilità ecnomica. Con il titolo “La verità sui migranti” Donadel ha quindi confezionato con perizia i dati, le informazioni sulle operazioni di salvataggio e i tracciati delle barche che fanno la spola tra Libia e Italia, alternando parole e mappe con una argomentazione che appare convincente e che spinge verso un’unica deduzione. “Insomma, si chiede lo studente, "perché andarli a prendere a 10 miglia dalla costa e portarli in Italia" quando, questo è il sottinteso, non dovrebbero assolutamente farlo? Dietro questi spostamenti si nasconde forse un business segreto dei migranti? Ciò che mi chiedo io, invece, è: da dove viene l'intuizione di usare quel sito? Da dove vengono le altre informazioni? Sono affidabili?“. L’articolo di Leonardo Bianchi interpreta ognuna delle informazioni contenute nel video, caso social virale, nessuna delle quali è sbagliata. Proprio su questo risiede la potenza di questo tipo di operazioni: essere presentate dal basso, quindi da una fonte disinteressata, e non contenere bufale, ma arrivando suggerire letture di approfondimento che rimandano a una precisa posizione politica: quella che intende consolidare l’indignazione. “In sostanza, conclude Bianchi, “Donadel ha impacchettato il tutto in un formato che a prima vista è accattivante e rivelatorio, ma che in profondità è zeppo di contenuti fuorvianti, dati decontestualizzati e interpretazioni a senso unico”.

Immersi in un flusso di informazioni decontestualizzate e privi di informazioni sufficienti sono la maggior parte dei cittadini nel nostro Paese. Eppure la percezione dell’immigrazione determina le scelte politiche, le possibilità di successo o di fallimento di molte delle azioni non opzionali che si stanno realizzando. La società del futuro, già in atto adesso, è quella che guarda alle notizie con ansia o lucidità. Il processo culturale che vede nella stampa multimediale, e sempre più nei social media, l’unico veicolo di informazione e costruzione di pensiero, pone anche la responsabilità, come cittadini del nuovo Millennio di imparare a stare in rete, a leggere e interpretare il flusso di notizie, a discernere tra siti con fonti verificate e siti non attendibili.

Quale può essere il ruolo dell’informazione “indipendente” in tutto questo? Il giornalista indipendente ha un ruolo molto importante. "Il principale, afferma ancora Bianchi" e quello di cui io stesso mi servo maggiormente, è il racconto del territorio, dalla provincia o della periferia che la stampa mainstream non ha i mezzi per raggiungere o distorce per fini politici. Qui sta la funzione che ritengo più importante, quella di contro-narrazione, quella di illuminare gli angoli più oscuri. Si tratta di fornire una versione e un’opinione differente che non si trova altrove, ma che è necessaria soprattutto in questa fase, nonostante con i social la sua diffusione stia diventando più facile."

 

di Alessandra Ceccherelli

Comunicazione EPALE Italia

 

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[*] Leonardo Bianchi è laureato in Giurisprudenza all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Giornalista e blogger, è news editor di VICE Italia. Ha collaborato con Valigia Blu, Internazionale e altre testate. Ha pubblicato «La Gente. Viaggio nell'Italia del risentimento» (Minimum Fax, 2017). Interverrà il 24-25 maggio a Firenze al convegno internazionaleLa media education nella società globale. Esperienze e trasferimento di buone pratiche”, organizzato dall'Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Scienze della formazione.

 

Riferimenti:

"Notizie da paura. Quinto rapporto Carta di Roma 2017", scarica pdf

"Immigrazione: aumentano le notizie relative ai flussi migratori e alla criminalità", Associazione Carta di Roma, 7 dicembre 2017

"Razzismo e media, l'invasione del popolo senza volto", di Ilvo Diamanti, Repubblica.it, 19 dicembre 2016

“La verità su ‘La verità sui migranti’”, di Leonardo Bianchi, VICE.com, 14 marzo 2017

"La gente: materiale grezzo per la politica", intervista a Leonardo Bianchi, Globalproject.info, 26 marzo 2018

 

 

Foto: Alessandro Rocca per "Radici a scuola" (progetto didattico cofinanziato FAMI)

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