Apprendere sempre, partendo da ciò che è SOFT



Tempo fa nell’attraversare il corridoio della biblioteca dell'Università di Foggia e nel voltarmi casualmente verso una porta aperta, mi sono ritrovata di fronte a una figura umana riversa per terra. Scherzi da maculopatia esclusi, era immaginabile che la sembianza dovesse corrispondere a quella di un manichino. Lo era, per mia fortuna, e sarebbe persino stato usato da lì a poco dal docente del laboratorio di criminalistica (R. D’Aragone). Non avevo calendarizzato un risvolto noir per la mia serata, soprattutto appena uscita da un aggiornamento organizzato dal sistema bibliotecario, conclusosi in pieno buonumore all’insegna delle soft skills (I.Moroni). Per curiosità (epistemica, direbbe la Lucangeli) mi sono intrufolata nel gruppo dei giovani studenti-investigatori. Mi sono così goduta un’ingegnosa lezione che, per abduzione e probabilistica, sarebbe senz’altro piaciuta anche a Peirce, pragmatico portentoso con la sua teoria dei segni. Il fausto pomeriggio di primavera non finiva però così, fra quei corridoi intonacati a nuovo. Avevo sbirciato in un’altra aula e un docente (G. Ruotolo) stava orientando con le sue spiegazioni i futuri tecnici di diritto internazionale. Sulla lavagna luminosa vedevo però comparire i Supereroi della Marvel. Grazie al Paese della Grande Mela dove persino i contratti possono essere ritradotti con immagini per favorire gli stranieri, il fumetto veniva qui riutilizzato come un potente mezzo per affrontare il tema dei diritti e doveri dei cittadini. Qualcuno magari è anche andato alla ricerca del messaggio di Spiderman “just another service provided by your friendly neighborhood Spider-Man!".
Due esempi di lezioni addomesticate, serie e accattivanti al contempo, per i nuovi adulti di domani, che fanno toccare con mano quanto ampi siano gli spazi dell’innovazione educativa.
Nuove e vecchie conoscenze necessitano di criteri di sostenibilità in fatto di tempi e metodi, compreso un complesso carosello di competenze. Entrano in gioco, insieme ai saperi, le “soft” skills, trasversali alle varie attività, ma essenziali fin nelle pieghe più scomode del quotidiano. Senza diventare supereroi né pasionarie del contemporaneo, si può però ridisegnare il proprio identikit da cittadini del mondo in un mondo che cammina, anzi galoppa. A superare l’abituale zona di comfort ci vengono incontro le raccomandazioni EU (2018) sulle competenze, che al sesto posto vedono l’impegno civile. E’ un sesto posto non per diverso peso specifico rispetto al resto. Anzi, la cittadinanza stringe la mano alle altre 7 sorelle, eterozigote e senza gerarchie di genitura.
Il 2023 europeo, con il suo focus sulle competenze, orienta così verso nuovi scenari della vita, fra diritti e doveri, fino alla costruzione di nuovi principi guida per la sostenibilità a lungo termine, affinché l’uomo continui a vivere sulla Terra. Le soft skills si aggiungono, allenano alla resilienza, a saper stare nell’impermanenza, a saper dare dignità e sfondo etico con azioni non necessariamente eclatanti.
C’è un segreto per coltivare la motivazione a un cambiamento personale sempre così difficile, anche dopo tanto studio e lettura? Ce n’è sicuramente più d’uno, ma il più interessante di tutti è, a parer mio, quello di continuare ad aprirsi dei varchi per ogni stagione della vita. E’ il life long learning.
Uno status di cittadini che non può essere garantito con le sole euristiche delle intelligenze artificiali. L’intelligenza artificiale non programma il buon senso, questo ci rimane. Spetta a noi coltivarlo, come educatori nella complessità (qui è Morin a farci da mentore) per avanzare con una “testa ben fatta”. Rispolvero una pillola di filosofia nipponica, il “kaizen”, che incoraggia ad apportare ogni giorno dei piccoli passi per il cambiamento. Non insostenibili rivoluzioni 24h24 che sderenano, ma passi graduali che spostano sempre più in là l’area personale di apprendimento prossimale. Senza distorsioni cognitive, senza lasciarsi stordire dall’infodemia, ma scommettendo sui nuovi modi per ripensare il sapere, il lavoro, la vita pubblica. Magari prendendo a prestito una delle 5 chiavi per il futuro di cui Gardner è abile forgiatore, visto che il mondo continua a chiederci capacità che fino a poco tempo fa erano considerate meramente accessorie.
Per finire, come effetto secondario delle belle lezioni che ho seguito, mi sono andata a riprendere un bel gioco in scatola di Sherlock Holmes con le mappe (2019, Space Cowboys), un regalo di Natale che ora mi viene utile per l’active aging e per lo sviluppo del pensiero laterale...

D.Ermini, Scopri Erasmus+ con EPALE. Biblioteche verso l’Europa! Materiali dell'incontro, «Epale news», 5 Aprile 2023, <https://epale.ec.europa.eu/it/content/scopri-erasmus-con-epale-bibliote…;.
H.Gardner, Cinque chiavi per il futuro, Milano: Feltrinelli, 2011.
E. Morin, La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero, Milano: Raffaello Cortina Editore, 2000.
I.Moroni, Bambini e adulti si raccontano. Formazione e ricerca autobiografica a scuola, Milano: Franco Angeli, 2006.
V.Vitari, Come allenare le soft skills del bibliotecario, Milano: Bibliografica, 2022.
Commento
Bellissimo intervento
Grazie , Viviana, per questo intervento che porta esempi concreti di esperienze nell'ambito dell'educazione degli adulti e che mette in evidenza quanto sia importante avere un atteggiamento di curiosità per avere l'attitudine a imparare sempre , lungo tutto l'arco della vita. E' anche importante avere degli educatori che stimolino la motivazione per fare in modo di attivare un circolo virtuoso che porti a conoscere. La conoscenza è, infatti, alla base della competenza e per saper fare, saper essere, occorre sapere.
Ho conosciuto Edgar Morin quando aveva "solo" 92 anni (ora ne ha 101 e ha scritto il suo ultimo libro sulla guerra) in una delle sue conferenze al Teatro Piccolo di Milano, dove presentava il suo libro "I sette saperi dell'educazione". In realtà davanti a me ho visto un uomo giovane, attivo, intelligente, vivo e ho compreso come l'età sia davvero solo una questione anagrafica. Forse il suo segreto nel rimanere giovane è proprio la sua sete di sapere, di conoscere e di comunicare al mondo le sue idee.
Accanto a Gardner e alle sue intelligenze multiple ( ti consiglio di leggere il post di Rosario Genovese su questo argomento) , non stona Goleman , con la sua intelligenza emotiva, basata sulla consapevolezza di sé, la capacità di gestire le emozioni, la motivazione, l'empatia e le abilità sociali.
Anche la teoria del "Kaizen" che sta alla base delle normative ISO sulla qualità, ha il suo perchè, focalizzata al miglioramento continuo e al considerare l'errore come una risorsa.
Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, dobbiamo ricordarci che manca di emotività, di spirito critico e di creatività: se la useremo bene, diventerà un grande aiuto per tutti e un mezzo per conoscere e per indagare la realtà.
Quindi, seguiamo il tuo consiglio, cerchiamo di avere l'attitudine a imparare e a trasmetterla, a incentivarla, a dilagarla come se fosse un virus altamente infettivo e trasmissibile: come educatori, dobbiamo solo dimostrare il nostro entusiasmo per imparare sempre e dobbiamo trovare strumenti, metodologie e metodi, strategie che aumentino la motivazione e l'interesse dei discenti, tenendo conto dei contesti in cui operiamo.
Grazie ancora per la tua magnifica riflessione!
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Apprendere a scuola e in biblioteca
Alle soglie del nuovo millennio, Edgar Morin definiva i sette saperi necessari all’educazione, proponendo una sintesi dei bisogni formativi emergenti che Viviana Vitari ha saputo inconsapevolmente (o consapevolmente?) descrivere indicando le relazioni e le incertezze di un tipo di apprendimento diverso, presente però in un contesto formale
La scuola di ogni ordine e grado si trova infatti a dover affrontare problematiche complesse e il suo ruolo istituzionale è soggetto a numerose forme di concorrenza da parte di agenzie ed enti formativi accreditati o meno ma, ancora oggi, rappresenta il filtro attraverso il quale le principali informazioni provenienti dalla rete e dirette ai giovani devono passare
Certo ci sono anche le biblioteche su questo fronte ... ma la battaglia per identificare e allineare i bisogni dei cittadini alle competenze dei professionisti dell’informazione non sempre vede questi ultimi salire sul carro dei vincitori