Relazione 2018 al Presidente della Repubblica del Garante nazionale delle persone detenute o private della libertà personale


La relazione segnala ancora una volta lo stato di sovraffollamento delle carceri, ma evidenzia anche criticità negli hotspot per i migranti dove il rispetto per i diritti umani - afferma Palma- è una pura dichiarazione di principio senza riscontro nella realtà, soprattutto se si pensa che si tratta di persone che non devono scontare alcuna pena.
La parola che meglio riassume il comune sentire delle diverse aree di intervento del Garante nazionale nell’anno 2018 è "attesa", che sottolinea lo stato di sospensione protratta in cui vivono le persone private della libertà personale che, secondo prospettive diverse e per motivi diversi, sono tutti soggetti accomunati dall'attesa di un segnale, un mutamento, esprimendo così dubbi, incertezze, ma anche la speranza di veder evolvere la loro condizione per non rimanere - si legge nella relazione - "En attendant Godot", ovvero nell’ineluttabilità di una condizione.
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bambini detenuti
Un capitolo a parte è dedicato ai bimbi sotto i tre anni che vivono in carcere insieme alle mamme detenute: sono otto. Quindici, di età fino ai 6 anni, invece stanno negli Istituti a custodia attenuata. Alcuni istituti sono attrezzati con sezioni o stanze nido ma altrove i bimbi vivono addirittura in promiscuità con le altre donne detenute. Altissimo poi il numero dei bambini che entrano in carcere a visitare i genitori: due milioni in Europa.