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RISORSA

Progetto "Prisoners of Hope"

Il progetto “Prisoners of Hope” rappresenta un’attività del principale progetto “In viaggio con le Muse”, un corso di lettura e scrittura creativa, in fase di implementazione nel Reparto Roma III piano, iniziato nel Novembre 2017.

Le criticità rilevate all’inizio del progetto all’interno del gruppo riguardano principalmente la sfera delle relazioni interpersonali.

Si sono registrati, sin dalle prime sedute:

- alti livelli di aggressività e comunicazione inefficace;

- scarsi livelli di empatia e capacità di riconoscere le emozioni altrui;

- diffusi comportamenti discriminatori, sia rispetto ad alcuni componenti del gruppo dei partecipanti che rispetto ad altri soggetti presenti nel Reparto Roma III piano (intragruppali e intergruppali).

- In quanto autori di reati sessuali, si sono registrati bassi livelli di autostima, derivanti principalmente dalla percezione di essere oggetto di discriminazione da parte del resto della popolazione carceraria di altri reparti.

 

Gli obiettivi prioritari sono stati:

- aumento dell’autostima e della comunicazione efficace;

- migliorata consapevolezza delle proprie emozioni e della condivisione del proprio vissuto;

- approccio cooperativo all’interno del gruppo.

Il raggiungimento di tali obiettivi, ancora in corso, ha visto finora l’impiego della lettura di brani e della scrittura creativa. Le letture scelte selezionate da noi operatori sono state principalmente di natura motivazionale e legate al concetto di metamorfosi e cambiamento, intrise di una forte natura simbolica: la leggenda del fiore di loto, la leggenda dell’elefantino incatenato, la leggenda dell’Araba Fenice, la leggenda indiana dell’aquila. Tali letture, brevi e semplici, accessibili ad ogni livello culturale (visto il livello medio-basso di scolarità) hanno l’obiettivo di aumentare i livelli di autostima ed empowerment per attingere alla resilienza (intesa come capacità di rispondere in modo positivo ad eventi traumatici) insita in ogni persona, nonché di spingere alla riflessione, all’introspezione e alla comunicazione empatica con l’Altro.  Partendo da un dato certo, ovvero che il carcere è un contesto specie - specifico, utilizzando la metafora medica, siamo coscienti di quella che è la “diagnosi”, ovvero che si tratti di persone autori di reati sessuali. Ma la nostra formazione induce ad una visione olistica della persona e, anche da un punto di vista criminologico, spinge a non guardare a loro solo come portatori di “patologie”, ma ad esplorare anche le aree e delle risorse positive insite in ognuno di loro.

Il lavoro dei conduttori è stato quello di portare alla luce quelle aree positive e ripartire da quelle.

A tale proposito, le lezioni hanno offerto spunti di riflessione e suscitato il dibattito, guidato dai facilitatori, corredato anche dal contributo di scritti prodotti da ogni partecipante, principalmente di carattere autobiografico, spingendo i partecipanti a confrontarsi, imparare a dare un nome alle proprie emozioni e condividere i propri vissuti personali, riesaminare in maniera critica i propri percorsi di vita.

Sono state dedicate alcune lezioni alla visione di filmati di una missione umanitaria di un’ONG in Africa che ha suscitato grandi emozioni in tutti i partecipanti i quali hanno dedicato anche dei loro scritti e ha spinto a riflettere sul tema della solidarietà e del donare.

Da qui nasce l’idea di creare un “ponte” che colleghi il carcere a quei luoghi lontani e sconosciuti, che riesca a collegare il carcere con il mondo esterno, che sia generatore di speranza per uomini che, esclusi dalla società a causa del loro errore, possano donare un loro contributo alla comunità all’esterno, e nello stesso tempo crei a sua volta speranza in coloro che ricevono il dono.  

L’attività consiste nella realizzazione di manufatti di piccole dimensione come penne e braccialetti intessuti con filo coloratissimi, ricavati da materiale riciclato, che diventino un simbolo di rinascita, resilienza e cooperazione, simbolo di una vita, considerata dai molti inutile, che si trasforma in un dono per gli Altri. I prodotti realizzati da quest’attività (output del progetti), sono la rappresentazione simbolica della vita del detenuto. I materiali riciclati impiegati per la loro realizzazione riproducono la metafora delle loro vite, orami considerate inutili e scarti da gettare, che rinascono a nuova vita sotto forma di bracciali e penne intessute con fili coloratissimi.

Il valore intrinseco dell’oggetto è altissimo, un raro esempio di resilienza che si trasforma in un dono di speranza per una realtà lontana fatta di volti e di mani per i quali anche un oggetto piccolo ha un grande significato.

L’utilizzo di materiale rigorosamente riciclato può essere assimilato alla tecnica giapponese del kintsugi, dove le fratture degli oggetti di ceramica vengono saldate attraverso metalli preziosi come oro, platino e argento. L’arte del kintsugi, così come la realizzazione di questi manufatti, rappresenta il tentativo di dare nuovo valore agli oggetti, un significato che non sta nell’oggetto in sé ma nel valore simbolico che esso rappresenta sia per colui il quale lo realizza che per colui il quale lo riceve in dono. Il concetto di resilienza trova espressione più alta in queste forme artigianato: anche l’evento traumatico e doloroso del carcere può offrire qualcosa all’intera società, anche se distante chilometri e chilometri.

Con tale attività, il tempo in carcere si trasforma in maniera produttiva per rendere l’espiazione della pena l’inizio di un nuovo progetto di vita, ritrovando la dignità di vivere un’esistenza che abbia valore per se stessi e sia proiettata verso l’Altro. Tale processo di cambiamento parte da un desiderio di riscatto morale nei confronti di se stessi e nei confronti della società.

In un’ottica riparativa, la valenza rieducativa e responsabilizzante dell’attività di riparazione consiste nel fatto che “la condotta riparativa può alleviare il senso di colpa o di ansia che altrimenti potrebbero condurre alla commissione di un nuovo reato”

Secondo una prospettiva di lungo periodo, la costruzione di un’azione che pone al centro l’individuo inteso come persona portatrice di un mondo emotivo unico e irripetibile aumenta anche i livelli di ownership ed empowerment, intesi rispettivamente come appropriazione del proprio processo di cambiamento e consapevolezza di poter essere in grado di fare.  

La presente azione inoltre mira alla costruzione di una coesione intra-gruppale e inclusività. La coesione intra-gruppale viene estrinsecata nel fatto che ogni componente del gruppo rappresenta un nodo importante per la produzione del manufatto. La realizzazione del braccialetto ad esempio richiede un lavoro cooperativo: coloro che realizzano le fascette interne; almeno due partecipanti sono necessari per intessere un solo braccialetto.

La creatività dei partecipanti inoltre si manifesta sia nell’accostamento dei colori che nelle parole o frasi da riportare sui braccialetti.

L’importanza di questa azione è rappresentata anche dal valore del donare e sugli effetti positivi che ha sul singolo e nel gruppo.

Il valore del dono ha una funzione sociale e rieducativa importantissima in tale contesto. Il donare indica una relazione bidirezionale che non consiste necessariamente in uno scambio materiale ma nel quale anche il materiale acquista un significato ulteriore, l’empatia, il riconoscimento dell’Altro. Questo presupposto è fondamentale nell’ambito di un trattamento rieducativo in un contesto carcerario e si coniuga con l’esigenza di giustizia riparativa nei confronti del consorzio sociale.

Donare all’altro, agli altri, non è solo una forma di riconoscimento comunitario, sociale, ma è il modo necessario per entrare nell’alleanza della communitas, diventarne parte.

Donare significa per definizione consegnare un bene nelle mani di un altro senza ricevere in cambio alcunché: nel donare c’è un soggetto, il donatore, che nella libertà, non costretto, e per generosità, per amore, fa un dono all’altro indipendentemente dalla risposta che ne riceverà.

 

Attività legate all’azione

Al termine dell’attività, la consegna dei manufatti all’Ong “Cuore Africa” è avvenuta durante la cerimonia ufficiale alla quale hanno preso parte i vertici dell’Istituto penitenziario, i partecipanti al corso “In viaggio con le Muse” e altri detenuti del Reparto.

Inoltre l’Ong “Cuore Africa” ha previsto la realizzazione di un video, da proiettare al rientro in Italia nel reparto Roma III piano da parte degli operatori dell’Associazione Sognatore nel deserto ONLUS, che riguardi la consegna dei doni durante il tour per i villaggi burkinabé legati alla missione dell’Ong in oggetto.

 

Beneficiari dell’iniziativa

I beneficiari diretti dell’iniziativa sono i partecipanti del progetto “Prisoners of hope” del reparto Roma III piano della Casa Circondariale Giuseppe Salvia-Poggioreale di Napoli.

I beneficiari indiretti, ovvero i destinatari dei manufatti,  sono  i bambini da 0 a 18 anni dei villaggi dell’area di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, coinvolti in missioni umanitarie da parte dell’ONG di ispirazione cristiana “Cuore Africa”.

Forte entusiasmo e viva adesione hanno caratterizzato i partecipanti i quali hanno collaborato in un clima cooperativo alla distribuzione dei compiti, al reperimento del materiale e alla possibilità di cooperare insieme agli altri partecipanti per la realizzazione dei manufatti.

 

Tempi di realizzazione

L’azione prende avvio da un precedente progetto, intitolato “In viaggio con le Muse”. Durante le lezioni i conduttori hanno monitorato l’andamento dei lavori nel quale sono state rilevati: clima collaborativo tra i partecipanti all’attività, sensibilità verso le tematiche riguardanti la sostenibilità ambientale e la solidarietà internazionale.

È stato richiesto ad ogni partecipante di relazionare sul proprio apporto alla realizzazione diretta del manufatto e soprattutto sul personale vissuto emotivo derivante dalla partecipazione al gruppo.

La consegna dei manufatti è avvenuto il 2 luglio 2018.

 

Materiale dei manufatti

Per i braccialetti, lo scheletro del bracciale sarà ricavato da contenitori di plastica ridotti in fascette mentre il filo con cui verranno intessuti sarà ricavato da bobine di cotone colorato messe a disposizione dall’Associazione “Sognatore nel deserto ONLUS”, esecutrice del progetto “In viaggio con le Muse”.

Verranno messe a disposizione anche le penne che saranno interamente intessute con fili di cotone colorato.

 

Sviluppi dell’azione e replicabilità

I risultati della presente azione costituiscono un progetto pilota i cui esiti positivi confluiranno in un progetto di maggiori dimensioni da proporre anche in altri istituti penitenziari e ad altre organizzazioni umanitarie, al fine di stabilire un collegamento continuo e crescente tra mondo dell’aiuto allo sviluppo/ aiuto umanitario e realtà carceraria.

 

 

Resource Details
Autore della risorsa
M.D.Chiarappa - S.Napoli
Tipo di risorsa
Altro
Paese
Italia
Data di pubblicazione
Lingua del documento
Italiano
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