Ripensare l'ESOL per i rifugiati
Nonostante l'indiscussa importanza della conoscenza della lingua inglese per chiunque viva nel Regno Unito e dell'istruzione in quanto strumento fondamentale per il senso di legittimazione e la partecipazione alla collettività, l'attuale sistema ESOL per i rifugiati non promuove l'integrazione e la crescita professionale duratura. Al contrario, fa perdurare la situazione di svantaggio, poiché si incentra su lavori di fascia bassa, in cui rimane il 75% dei rifugiati.
Secondo uno studio condotto dall'Università del Sussex (link esterno), i corsi ESOL attualmente disponibili non rispondono alle diverse esigenze dei rifugiati nel Regno Unito, bensì utilizzano un metodo uguale per tutti che è troppo veloce per alcuni studenti e troppo lento per altri. Inoltre, quando i rifugiati trovano un impiego, si crea una barriera alla crescita professionale, perché i finanziamenti ESOL terminano, relegando le persone in lavori a basso reddito e limitando le opportunità di ulteriore apprendimento. I ricercatori hanno sottolineato la necessità di corsi più intensivi e personalizzati che non finiscano quando si trova un lavoro.
Nonostante le relazioni tendano a mettere in evidenza la carenza di fondi pubblici, il nocciolo del problema è da ricercarsi in strutture radicate di disuguaglianza. Prima di poter apportare dei cambiamenti veri e propri, occorre cercare di modificare queste strutture con interventi, nell'ambito del sostegno ai rifugiati, incentrati sui loro bisogni.
Un sistema che consolida lo svantaggio
Si stenta a credere che il sistema sia stato concepito in questo modo. Com'è possibile che l'insegnamento e la verifica del livello d'inglese allo scopo di soddisfare criteri predefiniti sia ingiusto? Per avere un'idea, in prima persona, del tipo di prove che un rifugiato potrebbe dover superare, Rose, la nostra Marketing & Communications Assistant, ha sostenuto un esame ESOL per principianti. In quanto madrelingua, nonché brillante neolaureata in Giornalismo, dava per scontato che avrebbe passato la prova con il massimo dei voti. Invece ha ottenuto un livello 1, equivalente a un voto da D a G agli esami di diploma GCSE. I suoi commenti riflettono i sentimenti negativi che questi test possono generare:
"Non ho mai sostenuto un esame così poco chiaro. Immagino cosa significhi per chi è appena arrivato nel Regno Unito sostenere questo esame e sentirsi sopraffatto: si viene bocciati in partenza."
La sua risposta non è imputabile solo alla delusione personale per avere ricevuto un voto basso. Rose ha trovato il modo in cui sono formulate le domande poco chiaro, con una terminologia vaga, e i criteri usati per l'assegnazione dei voti limitati e inflessibili, nonostante la soggettività degli argomenti. Se i test per principianti sono così difficili e poco pratici, è pressoché inevitabile che i risultati siano scarsi; non mettono alla prova le competenze comunicative ma la capacità di aderire a un quadro arbitrario.
Se Rose si è sentita scoraggiata dopo avere sostenuto l'esame, figuriamoci una persona che non è di madrelingua inglese e i cui sbocchi futuri saranno determinati dal risultato conseguito. Per molti ciò può demolire inutilmente la fiducia in se stessi fin da subito, alimentando la supposizione che i rifugiati siano meno intelligenti, un pregiudizio che è alla base dell'approccio dell'ESOL e che è diffuso nella percezione generale che si ha dei rifugiati nel Regno Unito.
In tale ottica, questi individui, demoralizzati e isolati, non sono nelle condizioni migliori per cercare un lavoro a lungo termine nel Regno Unito. Anziché riconoscere la variegata gamma di competenze ed esperienze possedute dai rifugiati, i metodi di valutazione del sistema d'istruzione, incentrati sugli obiettivi, fanno compiere loro un passo indietro.
Un modo diverso di pensare
Poiché sono necessarie circa 200 ore per completare ciascun livello dei corsi ESOL (link esterno), e le ore di apprendimento guidato (Guided Learning Hours) sono distribuite per tutto il trimestre del college, possono volerci diversi anni solo per arrivare a un livello di inglese equivalente a quello del diploma scolastico GCSE. Questo tempo e il denaro necessario per finanziare questi corsi potrebbero essere utilizzati per fare molto di più, allo scopo di dare più fiducia e motivazione, e migliorare le competenze linguistiche, tenendo conto delle aspirazioni di ciascuna persona.
Per capire il nocciolo del problema, dobbiamo iniziare con il riesaminare le presupposizioni su cui si basano gli attuali paradigmi didattici. Le lingue vengono insegnate per livelli fissi attraverso un programma di studi inflessibile e rigidi criteri di valutazione, poiché si suppone che sia il modo migliore di insegnarle. I rifugiati sono indirizzati verso l'ESOL prima di qualsiasi altra cosa, fino al loro ingresso nel mondo del lavoro, poiché si parte dal presupposto che questo sia il percorso più adatto a loro.
Riconoscere tali presupposti ci consente di iniziare ad allontanarci da essi. Innanzi tutto, l'apprendimento non deve dipendere totalmente dai finanziamenti, poiché può essere intrapreso in modo indipendente e senza alcun costo, utilizzando strumenti gratuiti online: chiunque abbia una connessione internet può accedere facilmente a una miriade di app e siti web sulla lingua inglese. Sviluppare reti a livello della comunità locale rappresenta un altro modo per migliorare le competenze linguistiche; ciò, a sua volta, aumenta le opportunità di lavoro e la fiducia in se stessi.
Se è necessario ricorrere all'insegnamento, i suggerimenti degli studenti stessi devono essere presi in considerazione. I rifugiati hanno bisogno di un sistema ESOL che risponda alle priorità della loro vita nel Regno Unito, che vanno dal trovare un lavoro o iscriversi all'università, a situazioni reali della vita di tutti i giorni, fino alla comprensione culturale in generale. Non si tratta di insegnare alle persone a memorizzare e recitare la terminologia relativa a questi compiti, ma di metterle in grado di svolgerli materialmente nel mondo reale. A tal fine, la valutazione deve basarsi sulle competenze ed essere incentrata sulle esigenze dei rifugiati, e non su quelle degli enti incaricati della formazione.
Occorre prediligere una strategia continuativa che faciliti l'apprendimento in un quadro di crescita personale e che consenta agli studenti di sviluppare le proprie competenze in modo personalizzato e flessibile. Agevolando la transizione dalla formazione linguistica iniziale alla conoscenza professionale dell'inglese, gli enti incaricati della formazione possono conseguire vantaggi più duraturi e sfruttare al massimo le potenzialità delle persone più capaci.
Per produrre un tale cambiamento, è necessario che tutti i settori compiano, insieme, uno sforzo per intervenire su quelle strutture che creano e mantengono le disuguaglianze, e riconsiderino il modo in cui sono percepiti i rifugiati.
Questo articolo è una traduzione dall'inglese
Autore:
Richard Thickpenny è un Business Development Manager presso l'impresa per l'edilizia sociale Ashley Community Housing (ACH). Richard, che si occupa di impatti a livello di collettività e valori condivisi, è attivo nella promozione di campagne per cambiare i sistemi che mantengono i rifugiati in stato di povertà. La passione con la quale sviluppa e realizza stimolanti progetti per i rifugiati gli è valsa un riconoscimento come leader, grazie alle esperienze vissute, e un invito alla Harvard Business School questo autunno.
ACH fornisce tutta una serie di servizi personali e professionali che ogni anno aiutano oltre 2.500 fruitori di edilizia sociale e insegnamento nella collettività a stabilirsi nel Regno Unito e a ricostruire la propria vita. ACH ha anche una visione più ampia su questioni politiche nazionali e internazionali che riguardano i rifugiati e che alimentano i dibattiti orientativi sugli alloggi, sui senza tetto, sul primo impiego e sulle competenze.
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