L’istruzione bloccata dalla pandemia, come sostenerla dopo la ripresa?
Il tema della scuola e dell’Istruzione è stato al centro del secondo il incontro del corso Re-Start. Antonio Schizzerotto, professore emerito di Sociologia generale presso l’Università di Trento e Anna Dalle Molle, psicologa psicoterapeuta a orientamento analitico che da anni collabora con scuole di ogni ordine e grado in progetti su disabilità e integrazione nella scuola, si sono alternati nel ricostruire le problematiche che hanno travolto l’intero sistema di istruzione in Italia dove, più che in altri paesi europei, la scuola ha chiuso i battenti nel momento in cui, a causa dell’emergenza sanitaria, è iniziata la fase di lockdown.
Questo orientamento, una chiusura insindacabile fino al successivo inizio di anno scolastico, non solo non è più stato messo in discussione nei mesi a venire ma è stato, anzi, ripetutamente formalizzato nelle varie disposizioni e decreti emanati dal Governo che, stabilendo la chiusura, non facevano però riferimento alle riaperture, decisione di competenza regionale.
Diversamente da quanto accaduto in altri Paesi europei, nella prima fase dell’emergenza, il governo italiano non ha fatto alcun tentativo di riaprire le scuole mostrando di fatto una scarsa attenzione nei confronti delle conseguenze negative che ciò avrebbe prodotto negli alunni, sia sotto il profilo degli apprendimenti che della socializzazione.
La didattica a distanza (DAD) con la quale università e scuola hanno dovuto rispondere in tempi rapidi alla chiusura, ha avuto ben poco a che fare con l’e-learning. Spesso si è trattato, infatti, di normali lezioni tradizionali riprese dalla telecamera e della somministrazione di esercizi senza reali verifiche degli apprendimenti e senza grandi possibilità di dialogo tra docenti e studenti. Anche quando realizzata al suo meglio, la DAD ha prodotto una riduzione degli apprendimenti non marginale i cui effetti già si cominciano ad intravedere dagli ultimi studi PIRLS e TIMMS e che saranno ancora più evidenti negli anni a venire e che già rilevano importanti cali dei livelli di apprendimento di alunni e studenti, dalle elementari alle università.
Oggi, a quasi due anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, possiamo quindi affermare che la didattica a distanza ha generato un impoverimento educativo generalizzato dando luogo di fatto ad un accrescimento delle disparità nelle chances di istruzione che già com’è noto, erano elevate prima della pandemia. Se le famiglie più colte e benestanti sono state in grado di limitare l’impoverimento dei figli causata dalla DAD, i bambini delle famiglie meno abbienti hanno patito le conseguenze drammatiche con conseguente aumento delle disuguaglianze educative.
La DAD non sempre ha funzionato in modo adeguato oppure non è proprio stata attuata: ad esempio nelle aree socio-economicamente più marginali del Paese, dove molte scuole non disponevano delle tecnologie necessarie, i docenti non sapevano farne un uso adeguato, e un elevato numero di studenti, vivendo in aree prive di connessione o di strumenti adeguanti per il collegamento, non potevano a loro volta collegarsi, perché in famiglia mancavano dispositivi come PC e tablet.
La chiusura della scuola, riferisce Dalle Molle, ha avuto effetti devastanti anche sulla socializzazione. Con la chiusura delle aule, migliaia di bambini e di ragazzi sono stati privati del loro principale ambito di attività extra-familiare, la routine quotidiana predefinita si è interrotta e con essa le relazioni con adulti diversi dai propri familiari e le relazioni fra pari.
Negli adolescenti questo senso di vuoto si è tradotto in atteggiamenti autolesionistici, che hanno visto un forte aumento degli stati di ansia legati alla sensazione di indeterminatezza, noia, inutilità.
Le famiglie, che si sono ritrovate un carico e una responsabilità, che prima era di competenza scolastica, idealmente avrebbero dovuto provvedere ad una riorganizzazione del tempi di vita dei figli, in sostituzione dei tempo scolastico, ma questo non è sempre stato possibile, perché a loro volta i genitori erano impegnati a svolgere la propria attività lavorativa in modalità agile e, l’aumentato carico di lavoro domestico e spesso hanno fatto ricorrere per i propri figli ad attività a fruizione passiva (cartoni animati, videogiochi, tv etc). È indubbio che i bambini abbiano fatto fatica ad interiorizzare l’esperienza della pandemia cha ha destrutturalizzato le loro esistenze.
Sarebbe stato necessario sin da subito disegnare un sistema articolato di politiche educative capaci di trovare una soluzione per tutte le strutture educative, sia da l punto di vista strutturale che funzionale.
Invece si è guardato, e in larga misura è così ancora oggi, alla riapertura della vita scolastica solo in termini di situazione sanitaria e non di potenziamento della capacità formative e di socializzazione del sistema di istruzione.
Le carenze digitali di molti insegnanti, soprattutto di quelli meno giovani, dovrebbero essere oggetto di intervento immediato e per la cura psicologica degli alunni, occorrerebbe che gli insegnanti fossero sostenuti con apposita formazione a ma anche attraversi l’affiancamento di figure professionali specifiche.
Se non si interverrà in maniera immediata, con interventi mirati a breve, medio e lungo termine, per colmare le differenze che l’emergenza Covid ha causato e ancora causerà, bambini e adolescenti vedranno messo in discussione il diritto all’istruzione e al gioco, e il principio di uguaglianza che è alla base del concetto stesso di diritti umani e della nostra Costituzione.
Rivedi gli interventi di Antonio Schizzerotto e Anna Dalle Molle
Materiali utili:
Dal 23 settembre al 6 dicembre 2021, Epale Italia in collaborazione con Infinito edizioni ha realizzato in modalità online il corso Re-Start: per realizzare una community solidale nella fase post pandemica. Il percorso ha previsto quattro incontri con esperti e quattro attività di community riservate agli iscritti. Riproponiamo nella sezione blog adesso le relazioni degli esperti e i materiali di studio messi a disposizione dagli Ambasciatori Epale che hanno contribuito attivamente alla realizzazione del percorso.